
The breakfast club: di sabati mattina e canzoni alla radio
Ci sono certe emozioni che nessuno mai dovrebbe provare: tipo quando fuori è buio e il cappotto è troppo piccolo per rannicchiarsi dentro e tu senti che non è il bottone di chiusura a tirare ma in realtà il tuo cuore. Quei momenti di tristezza assoluta, che non sai da dove ti prendono o perchè, ma quando arrivano sono proprio reali e concreti e tu ci sbatti dentro come se fossero angoli di mobili che nell’oscurità non percepisci e dura un attimo, ma la botta fa male, perchè di solito prende esattamente il punto del ginocchio che duole di più.
Ci sono certi momenti nei quali la sincerità è l’unica arma che hai a disposizione e le lacrime sfuggono dalla normale percezione terrena e ti ritrovi così, davanti a un piatto di polenta e formaggio a parlare della mancanza: persone che erano nella tua vita, che hai amato al di sopra di qualsiasi cosa, ed ora non ci sono più.
E non parlo di quelle persone che hanno deciso di camminare fuori, dalla nostra vita.
Di quelle e della mancanza in oggetto, posso solo dire, per mia diretta esperienza, che è un bene che ci sia, che si provi questo sentimento. Se non fanno nulla per tenerci, per rimanere nella nostra vita intendo, perchè dovremmo mai indugiare così tanto nel rimanere?
E’ ok sentire questa mancanza.
Siamo fatte d’amore ed è giusto che ci sia un po’ di crogiolamento di nostalgia di tanto in tanto, verso chi c’è stato ed ora ha lasciato il posto a chi detta una nuova grammatica dell’amore e dell’amicizia.
Quindi parlo di quelle belle anime che una volta ci abbracciavano e ora sono Angeli che ci proteggono dall’alto. Lo so, la riflessione è particolare, ma sono rimasta sorpresa, proprio sabato, davanti al sopra e già citato piatto di polenta, ad accorgermi che sono passati 10 anni dalla morte di mio nonno.
Mio nonno è sempre stato un irruento: un uomo di cui avvertivi la presenza ancora prima che entrasse nella stanza. Occhi buoni e carattere simpatico, un po’ piacione, adorava mangiare e si commuoveva facile, anche se sembrava una roccia.
E voi direte: perchè di grazia il sabato mattina vengono questi pensieri?
Questo sabato appena passato : una macchina, musica, non badare a cosa mettersi basta che sia caldo. Sabato: in ordine sparso. Alla radio “lemon tree” e capisci che la musica serve solo per farti stare meglio e sorridere e allora cantiamo a squarciagola. Marquise al cioccolato e panna non montata e caffè nero lungo. Sogni che sembra che in realtà non hai veramente riposato perché sei andata a formentera, nuotato con le meduse , e ti svegli un po’ stanca. Ma con quella strana serenità che ci contraddistingue. Polenta e zola, polenta e seppie, polenta e baccalà con vino bianco di un colore ambrato che vorresti solo nuotarci dentro e non uscire più. Amiche meravigliose — e tengo a sottolinearlo — con cui parlare di impasti di pizza alla maniera di Bonci. Un’affermazione: sarà un buon anno, basta aggiungervi tanta umanità.
Nel gruppo del breakfast club delle 2 di pomeriggio, ero con la mia adorata girl crush , ovvero una delle amiche più dolci che mi ritrovo: parlando di rocce, lei ha letteralmente una forza da wonder woman, supergirl e tutte le altre mitiche donne dotate dei poteri più pazzeschi. Lei che nel bel mezzo di un amore travolgente si è trovata altrettanto improvvisamente senza il suo compagno. Strappato alla vita senza avvertimenti.
Così.
Il famoso attimo in cui ci sei, e quello dopo, che semplicemente passi dallo stato solido allo stato gassoso, un soffio che accompagna i gesti delle persone che hai amato in vita con un profumo famigliare, che io non ci credo che si voli subito sulla nuvola in cielo.
Ecco: e allora forse apprendendo e comprendendo la consapevolezza della morte, questa sola parola che nel nominarla appena ci vengono i brividi, ecco, nel momento in cui si fa pace con questo, forse, finalmente si riesca a dare a tutto una nuova priorità e dimensione, importanza a ciò che merita di averne e fuori tutto il resto.
La voce, il timbro vocale di come chi amiamo pronuncia certe vocali.
Il profumo del loro abbraccio: che detta così sa solo di sdolcinato ma quando ciascuno riceve un abbraccio ci si perde un po’ in quei profumi che esalano le braccia intorno a noi, e che hanno il potere, a volte, di rimetterti al mondo, o di risollevarti.
I sorrisi inaspettati.
Il guacamole, i mojito, lo smalto rosso, le magliette a righe, le chat whatzup delle amiche — sorelle.
L’acqua gasata e i bei concerti. La ceviche, gli anellini di atelier VM, gli stampi da budino, le nuvole in cielo.
L’attimo prima del decollo e quello subito dopo all’atterraggio.
Beyonce.
Il mare, il sale e la spiaggia e tutto ciò che fa vacanza.
La zucca e il vino rosso.
Il gewurztraminer, i capperi di pantelleria, il sale affumicato.
La sera verso casa, quando alzi lo sguardi e nel freddo tra la guglia e la luna, scorgi la Madonnina illuminata.
L’iphone che si illumina quando chi ci ama, chiama.
L’ansia che attanaglia gola cuore e polmoni quando i problemi sembrano insormontabili e poi un attimo e puff: sono risolti.
Il frullato di anguria.
I pomeriggi dei weekend di luglio in piscina, tra gelati confezionati, Ringo Boys e coca cole ghiacciate.
Quando dalle macerie ricostruisci, quando il cuore ricomincia a sentire, quando al mattino appoggi i piedi fuori dal letto e trovi ad accoglierti un tappetto pelosissimo e caldo.
Il caffè nero. I camini accessi.
La gioia di rotolarti in un momento di condivisione.
Addormentarsi nella modalità culetto – – pancina.
La polenta con il gorgonzola.
I bei sogni.
Anche gli incubi, soprattutto quando ti risvegli e capisci che per l’appunto: era solo un incubo.
I finestrini della macchina abbassati le sere d’estate, quando filtra aria e musica.
Le candele profumate e gli incesi, ma soprattutto sapere che c’è qualcuno che è molto fiero e orgoglioso di te.
La gentilezza.
I supermercati e le piccole drogherie.
I viaggi, le ortensie, ma anche le peonie color vinaccia.
L’autunno e le ciliegie e i lamponi.
I tatuaggi e la nebbia.
Le domeniche.
I baci, quelli veri e quelli di cioccolato. Il fritto misto e la pizza alle acciughe.
Insomma tutto si riduce a cosa scorre tra cervello e cuore: in uno tutto quello per cui vale la pena vivere, nell’altro ciò per cui vale la pena perdere un po’ di sè, a volte anche donare la vita. Tutto si riduce a cercare di capire questo: cosa fare nel tempo che ci è concesso, qui e ora. Ricordando sempre che il peggio, quello che allontana gli uni dagli altri, sono le non comprensioni e le frasi in sospeso.
Una ricetta di questa favolosa torta al cioccolato, senza farina, che si scioglie sulle papille gustative e ti inebria fino al midollo. Nella foto, ciò che è rimasto dopo appena tre minuti dal suo arrivo in tavola.
200 gr di burro
60 gr di cacao amaro in polvere
1 tavoletta di cioccolato amaro al 70%.
3 uova
180 ml di panna liquida fresca
1 stecca di vaniglia
100 gr di zucchero
lamponi e more
zucchero a velo
Forno a 180°C .
Fare fondere il burro e il cioccolato a bagnomaria.Imburrare uno stampo a cerniera.
In un’altra ciotola montare le uova con lo zucchero , sino a che ci sarà un composto spumoso. Versare nel composto il cioccolato fuso con il burro, mescolando delicatamente con una spatola, poi setacciare il cacao, incorporandolo con la spatola.
Versare l’impasto nello stampo, incorporare i lamponi e le more e infornare nel forno già caldo per 25 minuti (circa).