Di moda, Parigi e tatin all'ananas ( con caramello alla banana). | A Gipsy in the Kitchen

Di moda, Parigi e tatin all’ananas ( con caramello alla banana).

 

 

 

 

Eccomi di ritorno da Parigi.

Giuro non starò mai più così tanto senza scrivere: è dannoso per la mia salute psicofisica credo. Ma purtroppo ci sono momenti in cui il tempo è prezioso e i minuti sono piccoli tesori che devono essere spremuti come arance succose per accumulare esperienze che poi dettano le righe a venire.

Quindi Parigi, e il prét à porter. Detto anche PAP.

Due settimane quelle appena passate, riassumibili in vocaboli elencati qui:

Pioggia. Umido, così umido che ormai è una consuetudine, per far si che i capelli assumino quella onda crespa tipica della settimana modaiola, che fa tanto ” sono distrutta e me ne vanto anche un po’ perché fa fico dire che si è a pezzi”. Profumo di croissant, al mattino, tra le strade deserte del marais, dove era il mio minuscolo studiò.

Profumo anche di pattumiera, nell’angolo successivo, quando da Rue des Greneilles svolti su Rue de Temple: la poubelle, che si dice così in francese e ti senti subito così parigina che fa sorridere il viso mentre ti ritrovi a lamentarti di questa dannata “poubelle” che i francesi smistano sempre troppo tardi al mattino.

E poi: il silenzio in rue du temple camminando presto verso lo show-room.

Un outfit al giorno, che sei sotto la lente d’ingrandimento e ogni passo falso è un errore madornale nel vocabolario del lusso, e rischi la fucilazione di sguardi quando con i tacchettini ti affretti a fare le scale dello show-room.

La sera prima della sfilata: quell’adrenalina che ti pompa fino a notte fonda, che ti unisce ti rende tutt’uno con le sarte, con la produzione, con i tuoi colleghi che domani alle sette si va tutti all’Opera Garnier e si decide il destino di un saccodi persone, perché basta una collezione sbagliata e pum, la crisi è in agguato.

Il Sole, al mattino,e quel cielo così azzurro che poche fitta del mondo universo sanno offrire.

Doccia bollente e poi si esce con i capelli un po’ umidi, che abbiamo voglia d’estate però fa freddo e allora strati di cachemire e sciarpe e cappelli.

Parigi si risveglia piano, come quasi fosse un gatto che si stiracchia e vaga senza meta per casa, cercando il raggio di calore che entra dal balcone.

Tè verde a litri, come detox.

Le farmacie francesi, ancora una volta piene di novità.

Comprare regali per sentirmi più vicina a chi amo, come se il pensiero potesse essere la forma più potente di teletrasporto.

Starbuck e la gioia di riscaldarmi con i bicchieroni bianchi e verdi di cartone.

Le chat con le amiche: sei a Parigi, ci vediamo?

I portoni dei palazzi parigini.

I noodle della bettola cinese per pranzo.

Le sartine in pieno fermento, la musica che parte forte per provare il mix che accompagnerà la sfilata e tu mentre fai il seating capisci che forse è proprio questo quello che ti trattiene ancora qui: l’emozione della creazione, del fermento, a dispetto di tutta la falsità e la banalità che questo ambiente modaiolo riesce a riassumere così facilmente.

Le ortensie all’ingresso dell’ufficio.

La cena al messicano con le mie adorate Chiara e Bibi: si festeggia un non compleanno, che quando siamo tutte sotto lo stesso tetto è girl power, è il mare improvvisamente, è cuore a profusione, e pure margarita e guacamole a iosa.

Ho mangiato barrette di cereali, chiedendomi perchè nell’insalata veggie con feta i francesi si arroghino il diritto di cospargere sempre il tutto di aglio.

Ho sognato davanti ai cappotti rosa di Rochas e fatto un seating che come al solito non ha reso felici la massa.

I giorni di questo delirio di indigestione fashion sono scanditi solo da “show” e after show”.

I Kyr Royale.

La tappa inusitata al ristorante parigino preferito di Gwyneth Paltrow. Che si chiama Mimmo. Ed è italiano. E io much respect per questa woman. Consecutio tempore.

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Quando parti per un viaggio, che sia di lavoro o di piacere, lasci sempre un pezzo di te nel posto, abiti stanze che mai più rivedrai, regali sorrisi agli homeless sotto casa, benedicendoli e pregando il loro Angeli affinché li proteggano dai futuri freddi e dai rischi che una vita passata ai bordi della società a volte ha in serbo.

Quando parti, pensi: pensi sempre. Sull’aereo, mentre sei in taxi per spostarti da un posto all’altro, mentre cammini, mentre bevi il cappuccio un po’ rancido del bar sotto l’ufficio.

E pensi alla nostalgia di casa. Ai nuovi progetti. Alla tua personale ricerca della felicità. Pensi alle relazioni, che siano con il proprio +1 o con le amiche più care o con la propria famiglia: nella vita sembra che sia conditio sine qua non a un certo punto ci did eluda, ci si ferisca. Per motivi banali, a volte per motivi più seri. E credo che fondamentale non sia promettersi di non deludersi mai., perché a un certo punto è fisiologico: succederà.

Quello che invece credo sia fondamentale è promettersi di non andarsene, di non voltarsi e camminare via l’uno agli altri. Di rimanere e continuare a costruire, partendo da lì, perché se c’è una cosa buona della delusione, è imparare a gestirla, a ricostruire, a sorridere di nuovo, più forti di prima, consci ciascuno dei propri limiti. Rimanere, tenersi la mano e affrontare le paure, abbracciandole insieme e lasciandole fluire lontano. Questo credo sia il vero e intrinseco significato della fedeltà, di essere legati l’uno con l’altro: vedere i propri limiti, e amarli. Osservare le zone d’ombra e illuminarle insieme.

Così come credo che essere romantici, al giorno d’oggi non sia comprare fiori, caramelle o gioielli. Questo, tutti lo possono fare. L’essere romantici oggi è un insieme di tutte le piccole cose che si fanno nel quotidiano: prendersi la mano. Lasciare l’ultima fetta della tua torta preferita. Dedicare una canzone. un “sei bellissima” detto quando di bello forse non c’è nemmeno la lingerie che indosso, e i miei capelli fanno schifo e ho le occhiaie e so pure di vino. Sono i balli lenti in cucina, quando dall’ipod parte una canzone lenta, e chissenefrega se il riso si attacca.

Essere romantici non è comprare, ma dare, donare: le proprie emozioni trasformate in cuore, in potere unico del cuore che faccia arrivare e connettere all’altro.

1794776_10152061857341925_1077504215_nE così: tornata. Ed è bello tornare a casa.Per ritrovare le consuetudini e le abitudini. Il profumo della cucina. Anche solo per dire “mi manchi” e questo mi manchi riempirlo di tutte le aspettative, l’amore, i baci che si volevano dare e che ora finalmente possono essere scambiati, senza ansie di distanza.

E questa moda, cosa ci ha lasciato?

Da Dell’Acqua che mi ha fatto impazzire con le paillettes, per arrivare a MiuMiu — divina, oso dire — alle ragazze felici di Stella che hanno improvvisato una danza a fine sfilata, con quelle maglie che si volevano subito, da indossare mangiando popcorn caramellati sul divano, guardando film. E poi Valentino, i cappotti rosa già citati sopra, di Rochas.

Nell’eterno duello tra Isabel Marant e Vanessa Bruno questa stagione non riesco proprio a scegliere: nel dubbio comincio a risparmiare affinché il mio guardaroba, l’inverno prossimo, continui a regalarmi grandi soddisfazioni.

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Models Cara Delevingne and Joan Smalls present creations by British designer Stella McCartney as part of her Fall/Winter 2014-2015 women's ready-to-wear collection show during Paris Fashion Week

Una tatin felice, che si sa: ananas e banane sono frutti felici.

E la dedico tutta a Stella.

1 rotolo di pasta brisè

zucchero

1 ananas tagliata a rondelle

1 banana

Vaniglia in polvere

Zucchero a velo

Far caramellare lo zucchero con lo zucchero a velo , aggiungendo un filo d’acqua, nella teglia apposita per tarte tatin. Aggiungere la vaniglia in polvere e mescolare. Al caramello, unire quindi le fette di ananas. Ricoprire il tutto con il rotolo di pasta brisé. In forno pre riscaldato a 180°C per circa 35 minuti.

Appena pronta, lasciare raffreddare circa 15 minuti prima di capovolgerla.

Nel mentre in un tegame, fate altro caramello. Aggiungendo a ebollizione la banana tagliata a rondelle. Mescolare e cospargere la tatin.

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Grazie a Fratelli Orsero per la meravigliosa frutta donatami.

 

 

 

 

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