
Just Eat Gipsy
1600 chilometri. 4 giorni. una Ford CMax carica di tutto, inclusa la cuccia di Brie e circa una decina di orsi mangiucchiati e corde attorcigliate. Qualche biscotto e qualche M&Ms sparso tra i sedili.
Il tutto perché? Perché siamo dei Food Explorers. Ovvero Just Eat ci ha incaricati di scoprire come mangiano gli italiani. Cosa vogliono i romani, i milanesi, e i napoletani quando cercano una coccola, quando vogliono viziarsi con un po’ di buon cibo consegnato dal proprio ristorante preferito direttamente a casa propria.
Abbiamo intervistato Ernesto Iaccarino, di Don Alfonso. Conversato in una Trastevere zuppa di pioggia con Cristina Bowerman. Mangiato bagels e muffin caldi da California Bakery. Gustato chirashi mediterranei da Kukai, il primo sushi napoletano mai aperto in città. Divorato brie fritto davanti alla nostra Brie golosa da Brando. Ci siamo deliziati con il ristorante vegetariano e vegano più buono di Roma. Mi sono sentita Julia Roberts in Mangia Prega Ama quando ho fatto l’amore con il mio trancio di pizza di Sorbillo. Tacos veggie rivisitati fusion tra piante in cascata, proprio accanto al Colosseo.
Abbiamo parlato con taxisti, viandanti, suonatori e sognatori. Abbiamo conversato su eticità, dolcezza e buon cibo genuino.
Cosa è emerso?
Roma. Si ordina a domicilio la pizza, e piace mangiare in convivialità. Si esce in occasioni speciali e ci s ritrova davanti ad un buon vino.
Napoli. Anche qui la pizza fa da masterpiece. Ci si ritrova sul divano davanti a una partita di calcio. Si mangia tanto e bene, perché la vita è una e va goduta e ci sta sbottonarsi il bottone del jeans perché si è mangiato troppo…e comunque non c’è nulla che un po’ di mare e una bella nuotata non possano sistemare.
Milano. Fretta è la parola d’ordine e hamburger e patatine il vizio da concedersi quando si rientra tardi dal lavoro. Stress is the new black per il milanese che però sa come godere delle piccole gioie fatte di lussi speciali.
Gioia nel mangiare, e nel condividere. Voglia di qualcosa di genuino sempre, che strizzi l’occhio alla tradizione ma che esalti l’innovazione che siamo gente di mondo, e le nostre radici sono solo elastici verso un futuro di curiosità.
Ed ancora, nello specifico, i ricordi che mi porto nel cuore, come cartoline di queste città.
Napoli. Una città che pulsa, al posto del sangue pura passione che si dirada tra i quartieri spagnoli e il rettifilo. Sorrisi e accoglienza sublime, clacson e Pino Daniele come colonna sonora tra le onde del mare che sentì in ogni angolo come se ogni angolo fosse percezione di conchiglie trovate sulla spiaggia. Napoli e i suoi profumi: l’aria sa di basilico fresco e il basilico lo trovi davvero in ogni angolo. Verace e sincera, scugnizzi come simpatiche canaglie che ti regalano chicche sul Napoli e gli anni d’oro di Maradona. Monumenti importanti e nessun rispetto per le regole, le convenzioni o qualsiasi altra cosa che possa ingabbiare ciò che più di sacro esista: la passione stessa della vita. Siamo stati dal re della pizza Gino Sorbillo Artista Pizza Napoletana e dall’imperatore della cucina italiana Don Alfonso 1890 . Abbiamo mangiato pizza fritta e poi piatti stellati con la stessa disinvoltura con cui ci tuffiamo nel primo mare d’estate. Abbiamo dormito in un minuscolo appartamento sul lungomare proprio accanto ad un fruttivendolo, nel mezzo di una corte antica. Abbiamo riso davvero e ci siamo lasciati ispirare da questo vento di sapori.. La tradizione deve essere sempre il trampolino che ci immette verso un futuro fatto di innovazione.
Roma con le sue donne bellissime. Roma con il traffico impazzito. Con i viandanti e i venditori ambulanti. Pioggia e poi sole e una Trastevere così romantica che lascia senza parole. La stupenda intervista con la Chef Cristina Bowerman e i suoi ricordi tra Puglia, pasta e piselli e nonne. Un ristorante vegetariano Il Margutta vegetarian food & art dove la materia prima è eccelsa e il servizio ottimo. Una passeggiata tra sul vento accanto al Tevere. Campo de Fiori e il mercato.
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