Ritrovare l'estate in un calice di Sauvignon | A Gipsy in the Kitchen

Ritrovare l’estate in un calice di Sauvignon

Mi basta averlo nel calice, avvicinare il naso e ritrovo l’estate.
Il vento e le onde del mare, la sabbia e il sale tra i capelli, le serate in terrazza, con gli amici che trafficano con la griglia perché hanno comprato il pesce freschissimo dai pescatori dell’isola. Il calore degli ultimi raggi di sole mentre il tramonto si prepara a dare spettacolo, a piedi nudi sulle pietre di tufo bianco accecante, il vino quasi ghiacciato e il bicchiere appannato che sgocciola, a sparare cazzate ancora in costume perché non hai voglia di farti la doccia. I profumi della vegetazione, di rametti di pomodoro, di peperone, di timo. Le partite a scala quaranta e quello biondo con gli occhi blu che si arrabbia sempre perché proprio non ci sta a perdere. L’orizzonte, là dove il mare si spacca nel cielo, si infiamma e poi diventa blu, rosa, arancione e viola. L’aria ritorna fresca, i grilli cantano la loro serenata alla luna, e tutti a prendere la felpa, perché c’è ancora una bottiglia in fresco da condividere a lume di candela. E ci si lascia trasportare parlando di misteri, soprannaturale e complotti internazionali di lobby finanziarie fantasma. Tutto intorno è notte, i gechi addormentati sui muretti di sassi. Philippe dorme già sulla sdraio, sereno con un braccio sulla testa e l’altro sul cuore. E’ tempo della buonanotte, perché sei quella che si sveglia all’alba ma vai a letto presto, con le finestre aperte e ascolti il mare.

Sauvignon Cloudy Bay New Zeland

Sauvignon.
Accostandomi al vino il Sauvignon è stato la mia palestra. E l’allenamento, solo sensoriale si intende … non che facessi la gara a quante bottiglie riuscissi a stirare in una settimana, si basava sui alcuni fondamentali come Vie di Romans, Sanct Valentin, Inama Vulcaia Fumè e Conte della Vipera.
Se andate sul sito di bernabei.it, roccaforte romana del vino, potete fare la scorta per la vostra vacanza al mare e non lo rimpiangerete.

Ritrovare l'estate in un calice di Sauvignon | A Gipsy in the Kitchen

Tra le superstar io ho scelto Sauvignon Cloudy Bay, il selvaggio.
L’ho incartato con cura e infilato nella mia adorata shopping bag A Gipsy in the Kitchen e sono partita per Varazze, la mia seconda casa. Dove trovo il mare blu come un oceano, i gabbiani, i surfisti del VSS che galleggiano sulle loro tavole bianche pronti per la prossima onda.
Il Sauvignon Blanc è un vitigno aromatico coltivato ormai in diverse parti del mondo. Nasce, ca va sans dire, in Francia nella valle della Loira e le sue viti seguono il nastro d’argento del fiume ornato di castelli da fiaba. Qui si fanno i Sancerre e i meravigliosi Pouilly Fumè.
Il Cloudy Bay, invece, arriva da molto lontano, da Marlborough in Nuova Zelanda, emisfero australe, 42° parallelo, a circa 4.000 km dal circolo polare antartico.
Nel 1985 si presentò in Europa, a Londra, a un concorso di Sauvignon e vinse sui francesi. Oggi anche a Marlborough sventola la bandiera bleu-blanc-rouge perché l’azienda è stata acquisita dal gruppo LVHM.
Frutta esotica, fiori bianchi e lemongrass, levigati dalla polvere di vaniglia e di quarzo. Colore brillante, sapore sapido, acido ma anche morbido e denso. Da abbinare, quando fa freddo, alla Ratatouille o alla crema di zucca e mandorle tostate e d’estate a ricotta fresca e verdure scottate all’orientale.

E’ una voce fuori dal coro, come la sua terra selvaggia e incontaminata, dove la natura è immensa e regna come un sovrano pacifico ma severo.
Selvatico e coraggioso come la nostra Alice, che ha scelto il sentiero più incerto alla strada più battuta, e ne ha fatto una via di luce, colori e amore generoso. Questo vino è per te, amica mia. Buon compleanno :-))

Disponibile come sempre nella fantastica enoteca online, www.bernabei.it

Ritrovare l'estate in un calice di Sauvignon | A Gipsy in the Kitchen

*a cura di Gloria Ines Colombo
“I gitani mi hanno affidato il compito di parlarvi di vino sul loro blog. Diciamo subito che non sono un’esperta e non ho diplomi o titoli da esibire in materia. La verità è che sono stata educata da una serie sfortunata di ex fidanzati che (chi per lavoro, chi per passione) il vino lo conoscevano molto bene. Il percorso guidato mi ha portato sui sentieri del Sauvignon, dello Chardonnay e di sua maestà il Nebbiolo. Poi ho camminato da sola. Ho incontrato le bollicine e ho preso una sbandata per il Pinot nero. Il lavoro mi ha permesso di avvicinarmi al mondo della viticoltura e, con la complicità di amici compiacenti, mi sono imbucata a tutte le degustazioni riservate alla stampa, ho visitato cantine, conosciuto produttori e mi sono spinta fino ai cancelli del Domaine de la Romanée-Conti. E, prima o poi, troverò la chiave per aprirli.”

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