I ricami del brand Tribalogy | Ricucire il filo del destino, Tribalogy | A Gipsy in the Kitchen

Ricucire il filo del destino, Tribalogy

In copertina: 

Una delle donne palestinesi, siriane e giordane accolte programma di sostegno della Organizzazione non governativa di Amman ricama a mano nella sartoria del brand.

Foto courtesy of Tribalogy

 

Immaginate una giovane donna giapponese che ha vissuto in Svizzera, Stati Uniti e Italia, prima per studiare e in seguito per lavorare come stilista per brand internazionali. Si chiama Mei Hayashi, dal 2008 vive in Giordania, paese in cui lavora come design specialist in un’Organizzazione Non Governativa giapponese. L’ho conosciuta tanti anni fa nel periodo in cui io e Alice abbiamo vissuto a New York.

Mi colpì immediatamente per il suo sorriso luminoso e per il senso dell’ironia rapido e sottile, per il suo sguardo dolce da cui si intuiva, per contrasto, un’anima da amazzone.

Poliglotta (parla italiano, francese, inglese e arabo), Mei è un moto perpetuo che ama gli animali e stare nella natura; dai modi accoglienti e solari, è una ragazza dalla battuta pronta a cui ci si affeziona in modo pressoché istantaneo. Saprebbe fare amicizia anche con un architrave e penso che allo stesso tempo possieda una natura profondamente riservata. E’ impossibile condensare Mei in poche righe. E, se proprio devo, la etichetterei come una visionaria dotata di uno spiccato senso per l’organizzazione. Una di quelle persone che vorresti avere sempre accanto per sentire il suono delle sue risate fragorose, per la sua sensibilità e per le cene di sushi fatte con le sue mani.

Una borsa di Tribalogy indossata nel deserto del Wadi Rum | Ricucire il filo del destino, Tribalogy | A Gipsy in the Kitchen

Borsa shopper con manici a contrasto – www.tribalogy.org

Appassionata dallo studio delle culture tribali, attratta dalla loro unicità e dalla bellezza dei loro costumi e gioielli che indossa spesso, Mei ha sempre avuto il sogno di creare una sua collezione moda che racchiudesse un senso più ampio, portare fuori antiche tradizioni tessili e il sentire di culture lontane, ricercarne l’anima per darle forma in modo contemporaneo e facile da indossare.

Nove anni fa, complice soprattutto la difficoltà di trovare un lavoro stabile in Italia, una vacanza passata in un villaggio beduino vicino alla città di Petra si trasforma in un nuovo capitolo della sua vita. Folgorata da questo universo parallelo in cui il tempo sembra essersi fermato, decide di tornarci per viverci stabilmente. Una scelta che dall’esterno si può solo comprendere usando la pancia: come può una ragazza che ha sempre vissuto in Occidente, indipendente e per giunta imbevuta di fashion system, trasferirsi da sola in una dimensione ancora tribale per quanto “contaminata” dall’attività turistica? Ed è proprio in questo settore che Mei troverà lavoro come guida, il mezzo con cui scoprirà i punti più suggestivi di questa terra confinante con la guerra.

Vita quotidiana in un villaggio di beduini | Ricucire il filo del destino, Tribalogy | A Gipsy in the Kitchen

Beduin life

I beduini si spostano a cavallo di asini, guardano i colori dei tramonti con occhi incorniciati da kajal, vivono in case scavate dentro le grotte… Un micromondo che rispecchia, su una piccola scala, la maestosità della città segreta scavata nel canyon di roccia rosa di Petra. In questa piccola comunità, la cui esistenza viene scandita in modo ancora sensibile ai ritmi della natura, bere alcool non è permesso, le donne la sera passano il tempo a chiacchierare sotto un cielo stellato cobalto davanti a una tazza fumante di tè.

Al di là delle note poetiche, la vita lì non fila sempre liscia, ma Mei, come al solito, trova la sua via. Un via che la condurrà tre anni fa nella capitale Amman dove rinasce il suo brand Tribalogy, progetto a cui inizialmente lavorava sola realizzando abiti con i tessuti kefiah e che ora è diventato una collezione di accessori made in Jordan.

La stilista Mei Hayashi nella sartoria di Tribalogy | Ricucire il filo del destino, Tribalogy | A Gipsy in the Kitchen

Il marchio è frutto della collaborazione con le donne accolte nei programmi di sostegno di un’Organizzazione Non Governativa giapponese a cui Mei insegna come realizzare prodotti sartoriali finiti.  

Hanno tutte origini diverse: alcune sono rifugiate siriane, altre palestinesi, altre giordane; una condizione le accumuna: quella di vivere al di sotto della soglia di povertà nel nord della Giordania, a Zarqa.

Un gruppo di pochettes di Tribalogy | Ricucire il filo del destino, Tribalogy | A Gipsy in the Kitchen

Set di pochettes dal tessuto a contrasto via Instagram tribalogy_products

Sono persone che hanno perso tutto o che non hanno mai avuto nulla, ma che “non senti mai lamentarsi. Sono sempre sorridenti“, mi dice Mei. E che, nel giro di qualche anno, sono sbocciate come artiste del ricamo o come sarte. Alcune di loro fanno parte del fiume di disperazione di 4.8 milioni di profughi e di rifugiati di guerra riversatosi tra Turchia, Libano, Egitto, Iraq e Giordania, una parte dell’emergenza umanitaria che comprende altri 6.6 milioni di anime rimaste in Siria e un altro milione che ha richiesto asilo in Europa (fonte www.syrianrefugees.eu).

Di trauma in trauma, queste sopravvissute abitano nelle aree rurali di Zarqa in cui si lotta quotidianamente per avere cibo sufficiente, medicine e abiti. Inoltre, secondo il recente studio dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati Living in the Shadows, basato 150mila interviste a rifugiati siriani che vivono fuori dai campi di accoglienza della Giordania, emerge che circa la metà del campione esaminato non ha riscaldamento, un quarto dispone di elettricità inaffidabile e il 20% non possiede servizi igienici funzionanti. I costi di affitto si stimano costituire più della metà delle spese domestiche e le famiglie di rifugiati sono costrette spesso e volentieri a condividere gli alloggi per fronteggiare i costi.

Supervisionate da Mei, sono realizzate da loro per Tribalogy le custodie porta computer, le borse, i portafogli, le pochette, i cuscini, i ciondoli e i quaderni dalle stoffe dalle geometrie multicolori. 

Il marchio ora vende anche in Giappone, USA; è possibile anche acquistare on line su Etsy.com, su richiesta.

I proventi contribuiscono a ricostruire la loro seconda vita: riprendendo il video a inizio pagina Mei afferma “ho visto tante donne tornare a sorridere e recuperare una motivazione. Quando mi dicono che questo progetto le rende felici, io lo sono ancora di più”.

Una coppia di borse con manici rigidi di Tribalogy | Ricucire il filo del destino, Tribalogy | A Gipsy in the Kitchen

Se anche voi amate dare un’impronta a tutto colore e folk al vostro street style questi sono gli accessori perfetti, movimentano anche il look più funzionale e pratico.

Non passano di moda e sono uno dei trend della prossima estate; tenete anche presente che, eventualmente, è consigliabile fare ordini “di gruppo”: il costo di spedizione fisso non giustifica quello di un pezzo singolo.

Per maggiori informazioni su prezzi, varianti colore scrivete a Mei, che parla perfettamente italiano, a info@tribalogy.org.

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