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Il potere terapeutico del vino | A Gipsy in the Kitchen

Il potere terapeutico del vino

Di Gloria Ines Colombo
Quando rientro in casa sono già passate le dieci di sera. A piedi scalzi in jeans e maglietta mi verso un calice di Friulano Broy Collavini. Ho bisogno di mettere in pausa una settimana complicata e faticosa. E come speravo questo vino ha il potere di alleggerire gli affanni di queste giornate, di calmarmi e riportarmi alla pace del week end appena trascorso nella Val Grande.
Piove a dirotto. Corriamo cercando riparo sotto i tetti di un piccolo borgo sopra Verbania. La vista dalla terrazza del ristorante Chi Ghinn è malinconica e meravigliosa. Il lago Maggiore è come uno specchio che non riflette. Uno scudo di acciaio liquido che nasconde i suoi segreti e offusca il riflesso verde delle montagne che lo circondano e delle nubi grigie sopra di lui.
Chef Adolfo, impeccabile padrone di casa, ci accoglie nella sua locanda. Ci sorride e io mi sento in un luogo sacro al cospetto di un templare, un cavaliere senza armatura che custodisce e protegge la sua cucina di lago come un graal.
La sala del ristorante è ancora vuota. Con questo tempo da lupi molti hanno preferito restare a casa. Abbiamo scelto il tavolo accanto alla finestra. Il vetro sottile separa due mondi. Fuori, un paesaggio che ha perso i suoi colori. Dentro, il regno dell’arcobaleno nei piatti di uno chef che incanta. La pioggia grigia che punteggia il lago si trasforma sulla ceramica bianca in gocce di rafano, barbabietola e panna acida attorno alla trota marinata. I sapori e i contrasti seguono il caleidoscopio dei colori. Sedano croccante, tagliolini ai piselli freschi, verdi come smeraldi, coregone ai cipolloti e crema di limone, panna cotta al peperone e tartare di lago al profumo di cordiandolo.
Anche quella sera tutto è iniziato con un calice di Friulano, perfetto per gli assaggi di benvenuto e l’antipasto. Poi sono passata a un rosso prodotto sulle colline novaresi, vicino al lago d’Orta, il Boca Le Piane 2007, nebbiolo e vespolina. Lo cercavo da mesi. Finalmente ci siamo incontrati e, violando l’abc delle regole di abbinamento, mi ha accompagnato fino alla torta basca con albicocche e crema di liquirizia 🙂
Broy Collavini – Collio bianco
Friulano e Chardonnay
Viticoltori dal 1896. Siamo a Corno di Rosazzo, a metà strada tra Udine e Gorizia.
Il Friulano è un vitigno segnato da uno strano destino. Una volta lo chiamavano Tocai. Poi, per una disputa sulla denominazione, è rimasto senza nome.
Giallo paglierino brillante. Al naso ricorda fiori di campo, frutta gialla e agrumi. Sale marino.
Sul palato scivola leggero e delicato. Le note minerali e sapide sono in perfetta armonia. Il suo lungo il finale di mandorla mi trattiene ancora per qualche istante tra i boschi della Val Grande.
Usciamo dal ristorante e corriamo saltando i rivoli d’acqua. Mi ricordo che da piccola costruivo barchette di carta e le facevo galleggiare sulle pozzanghere. Tra poco spioverà, passiamo vicini a un immenso faggio rosso. Il lago non è mai stato così bello, adesso che promette di restituire i colori alle montagne.
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courtesy of VinitalyWineClub
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