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STORIE DI VINI | Home

La brina che disegna merletti d’argento
DI Gloria Ines Colombo
Le prime luci dell’alba accendono le foglie di rosso. Sono sempre di corsa, ma per un secondo mi fermo a guardare un melograno maturo che sembra volersi staccare da un ramo ormai curvo. Vorrei stare lì, aspettare quell’istante e prenderlo al volo. Invece mi accorgo che la felpa non basta più, inizia a fare freddo.
La brina che disegna merletti d’argento sui cavoli nell’orto. Una riga di un libro, penso. E’ tutto quello che mi ricordo di Madame Bovary. Eppure in questa frase c’è l’autunno. C’è l’attesa dell’inverno, il fruscio delle foglie secche che rastrellavo in giardino, le prime minestre di zucca e lenticchie, la Gipsy che conta i giorni che mancano a Natale mentre prepara biscotti di zenzero. E i bicchieri di Lambrusco che bevevo a pranzo dalla nonna.
Ora, il Lambrusco non sarà mai il Nebbiolo. Come il pane e salame non sarà mai la tarte au citron meringuèe. Sono due esperienze edonistiche ed estetiche totalmente opposte.
Il Lambrusco mi fa suonare nella testa le balere estive di Battiato, con le coppie di anziani che ballano vecchi valzer viennesi, e le certi notti di cagnara del Liga. Mi pensare a Fellini, alle lunghe spiagge di Rimini in inverno, alla pianura con nebbia, alle paludi abitate dagli aironi. Ai colori del circo, agli artisti vestiti di lurex che volteggiano sui trapezi.
Cantina della Volta. Lambrusco di Sorbara DOC Rimosso.
Bomporto, colline modenesi.
Le barche percorrevano il naviglio da Modena verso le campagne per approvvigionarsi di cibo e proprio qui facevano la volta e tornavano in città.
Il richiamo alla storia e alla tradizione non è solo nel nome, ma soprattutto nei gesti. Christian Bellei, chef de cave alla quarta generazione, è cresciuto tra queste colline e i viaggi ad Epernay e il metodo classico è la sua “smodata passione”.
Solo rifermentazione in bottiglia per i suoi vini, proprio come una volta.
Uve Lambrusco di Sorbara, coltivate nei terreni alluvionali del fiume Secchia, raccolte a mano.
Affinamento in tini di acciaio per 6 mesi e rifermentazione sui lieviti in bottiglie già tappate. Non sboccato.
Il cristallo dei calici si tinge di rosso melograno, appena velato. Piccole e vivaci bollicine salgono in superficie e scoppiettano come caramelle frizzine.
Fragoline di bosco, ribes, lamponi e rosa selvatica. Il bouquet di frutti rossi è sorretto da una vena minerale e da una grande piacevolezza.
Temperatura di servizio 10° C
Percentuali di solfiti sotto i 50 mg/l (ben sotto la soglia di legge per i vini bio)
A suo agio a tavola con la pizza margherita fumante e gli eleganti bicchieri di cristallo soffiato Riedel che ne esaltano la leggerezza. E questa volta a dirlo non sono io, ma lo stesso Christian Bellei, che anzi suggerisce di abbinare il suo Lambrusco anche a piatti di pesce (se vi piace l’anguilla in carpione, questo è il vostro vino), ai brownies e alle torte di cioccolato.
Se poi siete veri amanti delle bollicine, in tutte le loro declinazioni, non potete lasciarvi scappare il Lambrusco Rosè di Modena Metodo Classico, che viene servito come aperitivo all’Osteria Francescana, tanto per capirci…
Inno alla gioia!
Photos via Pinterest