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La maledizione della prima sera. | A Gipsy in the Kitchen

La maledizione della prima sera.

di Cristina Buonerba
thelazytrotter.com 

Se c’è una cosa che ho imparato dalle tante puntate di Sex and The City che ho visto ai tempi dell’università è che Carrie ha una regola che non infrange in nessuna occasione: mai fare sesso la prima sera.

Tra brunch con le amiche in una Manhattan che ti fa venire voglia di sollevare la mano e infilarti nel primo taxi che ti passa sotto gli occhi, una cabina armadio da fare invidia persino alla Ferragni e una serie infinita di appuntamenti andati a male, ci sarà pure un motivo se la sex columnist più figa di sempre non ha nessun intenzione di venire meno al suo patto con se stessa.

Ma avrà ragione?

“Certo che ha ragione”, risponderebbe mia madre, che continua a sostenere l’importanza del “far crescere un sentimento prima di bruciare tutte le tappe”.

Ma i tempi sono cambiati, le rispondo, cercando di trovare una giustificazione a questo vortice che ci ha abituati ad avere tutto e subito.

Nell’era digitale, nell’era dei social, di Tinder e Whatsapp, si potrebbero scrivere interi libri sulla questione del fare o meno sesso la prima sera. Ci sono troppe sfumature che entrano in gioco prima di poter osservare con occhi critici un determinato contesto.

Si può considerare la prima sera se sono settimane che chattiamo su Facebook e ci scambiamo un sacco di pollici in alto? E se invece sono giorni che ci mandiamo foto e messaggi vocali su Whatsapp, vale comunque come prima sera?

Le barriere sono sbiadite – a volte fin troppo – e forse quella sensazione di conoscerci da sempre (leggi anche: stalkerare sui social), ci fa sentire maggiormente a nostro agio, dandoci il via libera per spalancare le cosce dopo sole poche ore dal nostro primo incontro senza farci sentire in colpa.

E se invece ci siamo conosciuti nella vita reale, quella fatta in 3D da persone vere e in carne e ossa e poi ci finisco a letto al cinquantesimo minuto del primo tempo, dopo solo due bicchieri di vino e prima ancora di essere diventati amici su Facebook, poi penserà che sono una poco di buono?

Quindi se gliela do la seconda sera penserà che sono una santa? Forse potrei finirci a letto e poi, con fare ingenuo, tra una coccola e l’altra, dirgli qualcosa del tipo: “Non penserai mica che faccio così con tutti, vero?” (ovvio che no, sciocchino. Faccio così solo con quelli che mi piacciono. Con quelli che non mi piacciono non ci esco neppure).

Ma poi parliamoci chiaro, tanto siamo tra donne e possiamo essere sincere: noi femmine lo sappiamo fin prima di uscire di casa come andrà a finire un appuntamento.

A volte se mi capita di uscire con una persona che mi piace veramente (e notare come il SE non si riferisca all’uscire ma al trovare qualcuno che mi piaccia veramente), magari non faccio la ceretta apposta o metto un paio di calze bucate, biancheria vecchia o evito di depilarmi le ascelle per auto impormi di non cadere in tentazione.

Una volta una mia amica mi ha confessato di indossare boxer maschili a mo’ di cintura di castità: la figura di m*** sarebbe stata talmente tanta che mai e poi mai avrebbe ceduto al slacciarsi i pantaloni.

Tutto dipende da tantissime cose: dal tipo in questione, da quanto ci piaccia, da quanto è passato dal nostro ultimo appuntamento e da quanti ormoni si siano impossessati del nostro corpo.

Quando ci sentiamo un po’ più inspirate e malizioselle, altro che peli lunghi sulle cosce: ecco che partono gli strati di olio di cocco spalmati sulla pelle e i completini di pizzo neri di Oysho che per puro, anzi, purissimo caso ci ritroviamo a indossare anche se “tanto non ci faccio niente”.

Proprio pochi giorni fa mi è capitato di fare un sondaggio su Instagram per chiedere se quella dell’andare a letto la prima sera fosse una pratica ricorrente e se questo abbia in qualche modo influenzato la nascita di una possibile storia d’amour.

Ha vinto un netto 80% di risposte positive alla prima domanda e un 90% di no alla seconda. Cosa significa? Non solo che le mie follower mi danno retta (grandi ragazze, vi amo tutte), ma che in fondo a noi giovani figli dei tempi moderni queste formalità non importano poi tanto.

Per come la vedo io se una storia deve nascere, nasce e basta. E se invece una storia è destinata a rimanere un’avventura lo sarà comunque, indipendentemente da quanto lo si faccia penare.

Certo, però, c’è anche da dire che aspettare ha un fascino tutto suo. 

Ma non perché si debba temere il giudizio dell’uomo con cui si finisce a letto. Per come la vedo io, un uomo che giudica una donna da queste cose non è destinato ad essere l’uomo per me già a priori. Piuttosto perché ho una maggiore consapevolezza di me stessa e di cosa voglio.

Se già so che si tratta solo di sesso e ho voglia di vivermela ben venga: che si aprino le danze e che si brindi alla vita senza prestare troppa attenzione al ticchettio dell’orologio.

Se invece so che quella persona potrebbe essere un valido candidato a qualcosina di più, allora concedermi il gusto del tempo non mi dispiace affatto. E quando succede quel che deve succedere scoppiettano scintille in tutta la stanza.

In fondo si sa, le cose buone vanno preparate e consumate con calma. Da brava terrona vi assicuro che il sugo è più saporito se cucinato per ore e a fiamma lenta.

Morale della favola: ascoltate il consiglio di Carrie, ma solo se ne avete voglia. Se avete voglia di fare il contrario fatelo e senza paura di venire giudicate. Il corpo è nostro, la vita è nostra, e siamo libere di divertirci quanto e come vogliamo.

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