
48 ore a Palma di Maiorca
Anni fa mi recai a Maiorca con mia mamma: era appena mancata la mia nonna ed era un’estate strana. Nessuna voglia di bagni di folla, quanto piuttosto la necessità di introspezione. Mi ricordo mi arrabbia con mia mamma perché non capivo come un’isola spagnola potesse venire incontro alle nostre esigenze.
Appena atterrata mi dovetti ricredere: d’altronde si sa, le mamme hanno sempre ragione. Passammo due settimane di silenzio e pace, ma al tempo stesso di svago, laddove avevamo bisogno di un nuovo contatto con la realtà, Palma ci offrì come un balsamo per l’anima entrambi gli aspetti che stavamo cercando.
Fast Forward ad ora, quando il mio Gitano ed io veniamo chiamati per raccontare di questa isola fuori stagione: il mio amore ed io siamo da fuori stagione perché siamo due orsi che preferiscono lo spasso del nostro divano alle serate in discoteca, e adoriamo il comfort di quello che riteniamo il vero lusso: silenzio, natura e buon cibo.
Abbiamo colto entusiasti questo invito perché – come l’ultima volta- anche questa volta dovevamo elaborare il nostro lutto, la perdita della nostra bimba. E mai scenario fu più appropriato: 36 ore in questa isola tra vigne, ristoranti speciali nascosti tra le stelle e camminate delicate tra piccole vie ancora scaldate da un sole autunnale che abbraccia i dispiaceri facendoli scivolare giù.
Durante quella stagione che viene definita “fuori stagione ” , che va da ottobre fino all’incirca a Pasqua, quest’isola montuosa e nodosa appartiene solo alla gente locale, e ai fortunati che la scelgono come meta per un riposo meritato. Noleggiate una macchina e preparatevi ad essere ipnotizzati da antichi paesaggi terrazzati con ulivi di frutta, da piccoli borghi medievali e da un cibo e un vino straordinari.
Come esperienze da non perdere, partiamo subito da una visita alla cantina Ribas – dal 1711.
La Bodega Ribas si trova nel centro di Maiorca ed ha una lunghissima tradizione nella viticultura e nel fare il vino. Con una produzione annua di circa 150.000 botellas, la Bodega Ribas è anche conosciuta per aver reintrodotto varietà native dell’isola. Produce eccellenti vini autoctoni e una visita alle loro cantine – con pranzo correlato , è senz’altro una opportunità da non perdere.
Parliamo di hotel. Io credo che un buon hotel – la scelta di un buon posto dover riposarsi e fare calzini ottime – è fondamentale per la riuscita i un buon viaggio. Vi consigliamo la Posada dove siamo stati noi: Posada Terra Santa. Ma vi preghiamo anche vivamente di passare una notte Al Castell Son Claret, dove potrete provare la cucina di Fernando Perez Arellano, tre stelle Michelin. Inoltre, addentrandovi verso il centro, soggiornate anche da Daica, dove la bravissima e affascinante chef Caterina Pieras vi coccolerà con la sua meravigliosa, tenera e gustosa cucina.
ammetto: di tutte le esperienze gastronomiche che abbiamo fatto, la cucina di Caterina – e Caterina stessa – mi hanno rapita e conquistata. Come se conoscessi già questa donna tenace. Eppure il suo menù e la maestria con cui prepara le pietanze risultano ogni volta – ad ogni assaggio – una esperienza gastronomica diversa.
Mangiare: oltre che da Caterina e da Arellano, non perdetevi sicuramente la pasticceria di Luis Perez: come usa il carrube lui, nessuno mai. I cocarrois e le empanades di Tomeu Arbona Figuerola. Le ensaimada – pane dolce tipo brioche a forma di spirale preparato con uova, farina, zucchero e riempito con crema di zucca – all’horna Santo Cristo.
Cibo ma non solo – un piccolo negozio di prodotti superlativi, un po’ hipster, molto ricercati: CanaToneta . La cucina di Miceli.
E per chi mangia carne, non fatevi mancare la sobresata – una specie di nduja versione spagnola.