
Meglio prevenire che fare la frittata
Legal For Dummies: consigli legali per la vita di tutti i giorni.
Di Avvocato Federica Brondoni
Capita spesso che le persone si rivolgano ad un avvocato quanto ormai la frittata è fatta.
Ad esempio, qualche settimana fa un signore mi ha chiesto una consulenza perché, a suo dire, dopo che aveva rassegnato le dimissioni il datore di lavoro non gli aveva ancora corrisposto il TFR. Poiché al telefono la situazione non mi sembrava molto chiara, ho chiesto al cliente di mandarmi la documentazione relativa alla sua vicenda ed ho così scoperto che non si era affatto dimesso, bensì era stato licenziato, ma ormai il termine di sessanta giorni per impugnare il licenziamento era ampiamente decorso. Non solo, ma il cliente in questione aveva pure omesso di dirmi che aveva già anche sottoscritto un accordo in sede sindacale, accettando la corresponsione di una somma a titolo di TFR dal datore di lavoro con pagamento rateizzato e senza nemmeno verificare che l’importo promesso fosse quello effettivamente dovuto.
Inutile dire che se quest’uomo si fosse rivolto ad un legale prima di sottoscrivere qualsiasi accordo, non solo avrebbe compreso con maggior consapevolezza cosa stava accadendo (le dimissioni e un licenziamento sono due cose ben diverse!), ma avrebbe potuto tutelarsi facendo verificare ad un avvocato che i propri diritti non venissero lesi.
Perché si tende a chiedere un parere legale quando si è già verificato un danno? Le ragioni sono molteplici. Si può trattare della banale tendenza di molte persone a voler “sistemare da soli” determinate faccende, magari traendo informazioni – generiche e non contestualizzate – da internet, nella vana convinzione che la rete possa fornire la soluzione a qualsiasi genere di problematica, da come cucinare la perfetta pasta alla carbonara alla diagnosi di una malattia rarissima. In questo caso non si riflette sul fatto che un avvocato ha necessariamente alle spalle studi specifici e una conoscenza profonda di norme ed istituti giuridici, nonché, di solito, una solida esperienza maturata su casi simili. Un avvocato è – appunto – un professionista del diritto, non molto diverso dalla officina specializzata a cui affidereste la vostra amata automobile.
In altri casi vince la pigrizia ed una certa laconicità: “ma si, vedrai che si sistema tutto….”, “figurati se mi vogliono fregare proprio a me!”, “la controparte pare proprio una brava persona, mi fido ciecamente”. Ma si sa che la fiducia non sempre è ben riposta, meglio chiedere un parere quando ancora le cose si possono sistemare, senza vergognarsi di fare domande che possono farci sembrare sospettosi nei confronti delle persone con cui entriamo in relazione. C’è un detto che io amo particolarmente che recita così: meglio arrossire prima, che impallidire dopo. E mi pare sensato.
Infine spesso si ha paura che chiedere un consiglio ad un avvocato possa esporre ad una parcella salata. In realtà, è sempre possibile chiedere ad un legale quanto costerà un parere, sia scritto che orale. Peraltro, con l’entrata in vigore, lo scorso 29 agosto, della Legge 4 agosto 2017, n. 124 (“Legge annuale per il mercato e la concorrenza”), è tornata ad essere obbligatoria per gli avvocati (e per tutti professionisti in genere) la redazione di un preventivo scritto al momento del conferimento dell’incarico da parte del cliente, adeguando il compenso richiesto all’importanza dell’opera prestata e con indicazione delle voci di costo per ogni singola prestazione, comprensive di spese, oneri e contributi.
Niente più brutte sorprese, quindi, ma la possibilità di farsi tutelare da un avvocato prima di commettere errori che si possono rivelare pesanti. Una sorta di investimento di denaro (perché giustamente un bravo e competente professionista deve essere retribuito) che farà comunque risparmiare altro denaro e preoccupazioni.
A volte mi è capitato di sentire dei clienti un po’ furbetti che si lamentavano di dover pagare il compenso per una diffida o per un parere: “ma come avvocato, per una lettera di una pagina mi chiede 100,00 euro? e quanto ci avrà mai messo a scriverla!”. Il fatto è che dietro quella paginetta scritta in mezz’ora, in realtà ci sono anni di studio e di preparazione e, se l’avvocato è qualificato, c’è anche tanta esperienza che fa sì che il testo della lettera sia quello più corretto per tutelarvi. E’ un po’ come andare dal dentista per estrare un dente: ci vogliono meno di due minuti, ma non lo fareste mai fare da un meccanico munito di pinze per spendere di meno….o no?!?