
A che punto siamo
Gennaio. Il nuovo anno è cominciata da 20 giorni, e il plot twist che speravo avvenisse non è ancora successo.
Ho passato giorni strani: una frenesia si è impossessata di me obbligandomi a non stare ferma, e con il movimento è successo che ho sfinito il corpo, da un lato, ma dall’altro sono invece riuscita – forzatamente proprio perché l’energia veniva meno – a ritagliarmi pisoli pomeridiani, e qualche camminata con Brie.
Dopo il secondo transfer andato male, e la perdita della nostra bimba al 4 mese , abbiamo deciso di ripetere tutti gli esami: TSH, ANA, ENA, anticorpi anti DNA, anticorpi anticariolipina, anticorpi anti beta2 glicoproteina, ige totali, iga totali, anticorpi antigliadina, anticorpi antitransglutaminasi, lac, proteina s libera, omocisteinemia, ricerca mutazioni fattore V Leiden, Ricerca mutazioni fattore II, ricerca mutazioni fattore VII, ricerca mutazioni pai-1. E per ultimo l’isteroscopia. Più una serie di altri esami che invece deve rifare il Gitano.
A questo punto giusto per dare un colpo al cerchio – uno alla botte – mi sono pure inserita la pulizia dei denti – che odio – e la eco mammaria.
Tanti, troppi.
Da un lato la frustrazione: perché il mio corpo non esegue ciò che la mia mente chiede?Fino a quando resisterà, senza farmi pagare il conto?
Ho passato gli ultimi 7 mesi a iniettarmi punture in pancia: ormoni, progesterone. Ho passato gli ultimi sette mesi ad avere un controllo maniacale di ciò che mangiavo. A prendere integratori.
Niente di tutto questo è servito. Niente.
Altra frustrazione, ma qui esce la mia parte Oronzo con tutta la violenza possibile: tutti coloro che mi avevano detto dopo la prima gravidanza: di positivo c’è che sei rimasta incinta una volta. Poi sarà facile. Facile sta cippa. Cos’era, una gufata?
A natale ho deciso di darmi tregua: ho smesso tutto. Ormoni, progesterone. Ho persino interrotto senza dirlo al dottore la pastiglia per la tiroide, il che mi causa credo degli scompensi perché ho le palpitazioni a mille dopo aver mangiato.Sto solo mangiando un cucchiaio di propoli e pappa reale al giorno, quando me ne ricordo. E basta.
Perché sono stanca, mentalmente credo. Perché tutto ciò che ho fatto ad ora non ha prodotto risultato se non una tristezza infinita che per il conteggio infinitesimale e le equazioni a seguire ha indotto in me uno stato di fallimento mica da ridere.
Il pensiero ricorre: mi sento una fallita. Verso l’uomo che amo più della mia vita stessa, perché non riesco a dargli il figlio che tanto sogniamo. Verso la mia famiglia perché le uscite economiche per inseguire questo sogno sono considerevoli. E perché – inutile a dirsi – ma la è verità – è che nessuno è eterno e vorrei che i miei genitori stringessero i loro nipoti in braccio, presto. Perché del domani non v’è certezza.
Eppure: eppure pur smettendo di pregare, ho ancora la speranza che il miracolo si compia. Eppure cerco di ricordarmi che il mio corpo è un tempio e come tale deve essere accogliente e pulito e perfetto per accogliere una vita. Eppure mi arrabbio quando su Instagram ti spacciano che la maternità sia cosa facile: non è così. La maternità che viene fotografata su Instagram. nei social non ha niente a che vedere con quello che è realmente…o forse si…ma solo una parte. Eppure mi ritrovo a sbirciare timidamente anche il capitolo adozioni, ma ne sono troppo spaventata. Eppure mi aggrappo con le unghie e i denti a quel piccolo fardello di speranza. A chi ti dice vedrai ci riuscirete. A chi ti racconta la sua storia, che alla fine è quasi sempre a lieto fine.
Mi aggrappo alla speranza che magari davvero serve questo stop per dare alla mia testa ed al mio fisico l’energia per riprovarci.
Così navighiamo a vista. Stiamo al punto dove stiamo. Che non è sicuramente una partenza ma sono certa non sia un arrivo.
Dopo domani saliremo per sei giorni in montagna. Il 29 ho il prericovero e conseguente isteroscopia. Subito dopo ricomincerò con l’acido folico e piano piano mi avvicinerò di nuovo al Santuario sotto casa, che dice essere di protezione per le mamme che lo sono già nel cuore. Piccoli passi. A volte si parte cercando qualcosa, e ne mezzo del cammino si trovano altri sogni.
E dicono di seguirli questi sogni: loro conoscono la strada per arrivare alla felicità.
Noi per adesso ci ritroviamo sempre mano nella mano. E va benissimo così.