
Questione di ceretta: ad ognuna la sua
di Cristina Buonerba
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Noi donne si sa: siamo così, leggermente complicate.
Seppur incredibilmente diverse e sfaccettate tra noi, abbiamo tanti aspetti che ci accomunano: come per esempio non avere idea di dove abbiamo messo il nostro elastico per i capelli ma essere in grado di ricordare perfettamente cosa ha detto il nostro ragazzo alle 19.07 di un giovedì sera qualunque.
Avere difficoltà nel mettere a fuoco il cognome della nostra compagna di classe del liceo, ma nessun dubbio su cosa abbiamo indossato la sera del primo appuntamento con il nostro amore, anche se sono trascorsi anni da quel giorno.
Esistono, poi, degli aspetti che ci accomunano in quanto appartenenti alla sfera dell’intimo femminile ma che ognuna di noi affronta in modo del tutto personale. Prendiamo ad esempio i peli pubici: siamo tutte naturalmente portatrici sane di un bel boschetto sul basso ventre, ma ogni donna lo gestisce a modo suo.
E per saperlo basta ritrovarsi a gambe all’aria davanti alla propria estetista che ti chiede sempre la stessa cosa: che forma le diamo?
Ma nel momento in cui ci si rende conto che la vera domanda è “quante forme esistono?”, ti si apre davanti agli occhi un ventaglio di possibilità che non avevi mai considerato prima.
Perché sì, parliamoci chiaro: quello dei peli pubici non è un argomento che viene trattato spesso sulle riviste di beauty e lifestyle. Prima di andare dal parrucchiere inviamo alla nostra migliore amica quelle 100-150 foto su Whatsapp per vivisezionare qualsiasi sfumatura di taglio e colore sia percepibile all’occhio femminile.
Che ne pensi della lunghezza di questo caschetto? O forse mi starebbe meglio questo bob? E per il colore è meglio un pumpkin spice o un caramello?
Lo stesso però non avviene quando dobbiamo andare dall’estetista. Non c’è nessun scambio di foto del basso ventre di celebrities da cui prendere inspirazione, nessuno scambio di opinioni, nessun consiglio.
Ed è così che sulle note di Ti raserò l’aiuola di Gianluca Grignani noi donne ci ritroviamo tutte sole davanti a un dilemma non da poco: che forma le do?
Dal triangolino al baffetto stile Hitler al total nude: ognuna di noi veste e sveste la propria sventola a modo suo.
Se per anni la tendenza generale è stata quella di dichiarare solennemente guerra a qualsiasi traccia di pelo superfluo sul nostro ventre, facendo tabula rasa a suon di brasilian wax o sfidando le leggi della natura a suon di epilazione laser, ultimamente sembra che grazie all’effetto Emma Watson ci sia un grande ritorno al nature che, se gestito con le giuste attenzioni, ci aiuta a connetterci maggiormente con il nostro Io femminile.
Ma prima di decidere di cosa farcene dei nostri peli, facciamo un passo indietro. Otre a costarci un sacco di soldi di manutenzione, sappiamo veramente a cosa servono?
Se si ostinano a crescere sul nostro corpo qualche motivo dovrà pur esserci. Come il resto dei peli, infatti, quelli del pube servono a mantenere stabile la temperatura del corpo, svolgendo una funzione protettiva contro batteri e germi che provano ad insediarsi nella nostra isola felice. Tra gli altri compiti, anche quello di proteggere la nostra pelle durante lo sfregamento che avviene quando facciamo l’amore.
E, proprio a questo riguardo, oltre che a prendersi cura delle nostre parti intime, i peli del pube si occupano anche di mantenere viva l’attrazione attraverso l’unico sistema che non fallisce mai: l’uso degli ormoni.
Secondo una teoria del Providence Saint John’s Health Center di Santa Monica, Stati Uniti, i peli pubici assorbono i feromoni rilasciati dal nostro corpo, emanando dei chiari messaggi al nostro partner. È proprio per questo che alcuni uomini si eccitano nel sentire l’odore del nostro boschetto.
Qualsiasi lunghezza e dimensione si scelga di adottare lì sotto, sarebbe divertente riuscire a parlarne con ironia e leggerezza, condividendo magari anche qualche consiglio di stile. Che sia questo il prossimo trending topic trattato sui tutorial di bellezza di YouTube?