
L’imprevedibile che porta meraviglia
Quando sono entrata in sala operatoria per il nostro ennesimo transfer ho pregato tutti di non dirmi “In bocca al lupo”. E’ stata l’unica cosa di cui mi sono premurata: nessun augurio, solo insciallah.
Ricordo che inspiravo profondamente, perché in quelli precedenti tremavo dall’agitazione, e questa volta non avrei permesso che la testa avesse avuto la meglio sul mio corpo. Ricordo che ho tenuto i calzini perché i piedi devono stare caldi. Ricordo che non ho più pregato, perché faccio fatica a chiedere adesso, non sono più certa delle risposte nonostante la mia fede fosse sempre stata qualcosa di incrollabile.
Non so poi cosa sia andato storto anche questa volta. Non so perché queste benedette Beta non siano state nemmeno rilevabili anche adesso: se alla fine il fatidico Lupo che è stato pronunciato all’uscita della sala operatoria dalla Dottoressa stessa che non aveva sentito la mia richiesta, ha davvero influito.
Una cosa in questo percorso la sto imparando : per diventare casa per un altro essere umano, non bisogna pensare che la gravidanza sia qualcosa di fragile. Anzi: la gravidanza è uno stato fisiologico e non è per nulla fragile. Delicata, certo. Ma il nostro utero è caldo e riparato – e soprattutto come New York: antifragile. Non c’è colpo o contraccolpo che l’utero non possa parare.
E se intraprendi questo percorso di Fivet/Icsi devi conoscere ogni anfratto del tuo corpo, ogni valore del tuo sangue.
E’ il cuore, ecco…è il cuore che trema e perde qualche battito ad ogni insuccesso, perché c’è in gioco troppo, tanto.
E beata la leggerezza che sa di profondità, ma questa volta faccio fatica e librarmi al di sopra di questa roulette russa. Faccio fatica a non prendere sul personale atteggiamenti di amici, parenti, famigliari o followers che scrivono che da quando ho cominciato questo percorso sono cambiata, sono meno femminile, sono più ansiosa. Faccio fatica perché provateci voi a dipendere dall’esito di dieci giorni in cui a turni di un mese si e due no metti in gioco tutta te stessa.
Prima di parlare, ricordatevi tutti che questa è una nostra scelta. D’amore. Faticosa come gli amori in salita e non corrisposti, ma siamo tenaci e abbiamo bisogno di cheerleader accanto non di detrattori.
( quindi chi si è ritrovato bloccato su instagram o su whatzup si chieda perché prima di puntare il dito verso un mio sfasamento ormonale… )
Più volte ho pensato: è colpa mia. Perché ho sognato troppo questa cosa qui. E perché sono altrettanto conscia che la Vita non ti da quello che sogni, sarebbe troppo facile.
Ho tuttavia la ferma convinzione che la Vita doni molto di più e scompiglia i piani originali per dimostrare a tutti quanto l’imprevedibile porti la meraviglia.
A me ha portato un uomo eccezionale, il Gitano: che mi sceglie quotidianamente nonostante il mio culo sia più simile ormai a quello di Moira Orfei piuttosto che di Gisele e nonostante i miei capelli non siano come le chiome delle modelle del Pantene. Mi sceglie nonostante la tuta sia diventata la mia divisa. E mi ha portato Brie, ed anche Brioche che arriverà tra qualche giorno. Siamo tutti d’accordo che i cani non sono figli, ma è altrettanto vero che io sono la loro mamma. Diamine se lo sono.
E la vita mi sta insegnando quanto sia più importante scegliersi e scegliere ciò che vogliamo piuttosto che trovarci nel mezzo di qualcosa, così per caso. Ed io scelgo, con il mio uomo e la mia famiglia di investire ogni energia che ho, fino a quando il mio corpo reggerà la sfida, la mia mente lo sopporterà e fino a quando il mio dottore mi dirà che si può, io scelgo di inseguire questa cicogna e convincerla che il mio utero può essere casa e noi possiamo essere genitori.
(Non mi fraintendete: molta invidia per quella gran cula della Ferragni che l’unico “problema” che ha dichiarato di aver avuto è stato un ciclo irregolare, per il resto ha vissuto una gravidanza al pari di quella di sua maestà Kate Middleton : irreale. Ma mi reputo anche abbastanza intelligente per capire che ciascuno ha il proprio percorso, la maternità è una storia a parte per ciascuna donna ed è questo che la rende la favola che è poi davvero)
Se il mio Dottore me lo permetterà, alla fine di tutto questo renderò pubbliche le chat in cui tedio quel pover’uomo con ogni genere di paranoia che mi passa per la testa: posso fare le scale?Posso mangiare lo zenzero?Il tassista ha frenato bruscamente..avrà fatto male? Forse abbiamo qualche esame trascurato, non fatto, non visto?Un valore che non si sa..?Avrei dovuto aumentare la pastiglia della tiroide? Uno starnuto troppo forte fa male?
Poverino, davvero: credo che poco ci manchi perché lui mi indirizzi verso un TSO piuttosto che un nuovo protocollo.
(Altro consiglio. EVITATE come la frutta non lavata, il sushi e la lettiera dei gatti, i forum sulla gravidanza perché sono pieni di fregnacce e di altre donne imparanoiate tanto quanto noi che cercano risposte nei posti sbagliati, scrivendo corbellerie e barzellette che purtroppo vengono prese per reali)
A giungo facciamo un anno, di questo percorso. Vorrei urlare. Vorrei strapparmi l’aria dai polmoni e cavarmi gli occhi così da non piangere più. Vorrei triturarmi il cervello che ormai è in balia delle peggiori paranoie ma no: manteniamo una apparente lucidità, lo devo al meraviglioso uomo che amo, alla nostra pelosa adorata che se non ci fosse lei, non so come saremmo sopravvissuti alla perdita della nostra Aria, ed a questo bimbo se mai arriverà.
Non riconosco più il mio corpo: la mia pancia è alternativamente piena di buchi, o di segni dei cerotti di estrogeni, che lasciano il nero tondo, quello proprio brutto. Sono tutta gonfia, ma molle e mi sento sexy e femminile quanto un bradipo rallentato.
Sono estenuata: dal ricordarmi gli integratori da prendere, i cibi da non mangiare, i conti da far tornare – eh si perché includiamo anche in questo vortice di ansie anche l’aspetto economico che non è cosa da poco: con tutti i soldi che abbiamo speso ad ora, ci sarebbero state forse almeno 4 borse Chanel e non so quanto anticipo di mutuo, ma diventi grande e capisci che il disegno più grande che tu possa realizzare è quello colorato delle emozioni condivise, e non da beni di consumo – le settimane che potrebbe/dovrei essere a riposo, le dosi da prendere. Tutto.
Ad ogni transfer andato male parte la caccia alle streghe. Non posso – non voglio – accettare che non ci sia una spiegazione scientifica a questo nostro inceppamento.
Di base: ti dicono che sul fresco le possibilità che il transfer vada bene siano del 30%. Sul congelato 20%. Se ci pensi, e ti aggrappi ai numeri, non te la cavi più. Se ci pensi e ti aggrappi alle statistiche, faresti da capo 10 stimolazioni.
Cosa posso dire, adesso?
Posso consigliare a voi ciò che faccio io: aggrappatevi a chi amate. Chiudete fuori tutto ciò che vi fa male, o vi procura uno stato di nervosismo.Viziatevi. Trovate un alimento feticcio e rendetelo il vostro cibo totem – il cibo è il nostro carburante e il corpo deve essere pronto a questa sfida. Io ad esempio mi mangio un avocado al giorno. Bevete tanta acqua, aiuta il formarsi della placenta. Non trituratevi di sensi di colpa se non riuscite a gioire per le gravidanze delle vostre amiche: è normale non farlo. Non siete persone cattive, siete solo umane. Ed oltre ad essere umane siamo forti: molto più forti di quello che pensiamo e dobbiamo ripeterlo come se fossimo Burt Simpson alla lavagna delle punizioni mentre scrive 100 volte la lezione del giorno: siamo forti. Siamo in grado di donare vita, in qualsiasi forma essa sia. Bevete quel bicchiere di vino alla sera, mangiate sushi – per la cronaca: il sushi non porta la toxoplasmosi, quindi se lo mangiate in un posto sicuro e non nel peggior bar di Caracas potete anche strafogarvi. In fondo sono omega 3 e fino alle Beta positive la nostra mente è tutto ciò che ci resta per trovare sollievo, mentre il copro per essere felice deve essere viziato.Rifuggite papaya e ananas e soprattutto siate certe di avere nei preferiti il numero di cellulare del vostro Dottore così che possiate whatzupparlo ad ogni ora, salvo poi regalargli in compenso frolle e vino che possa aiutarlo a superare il trauma delle nostre cazzate. Che non sono mai cazzate ma sono dubbi amletici dettate dalla Signora Ansia, che è una bisbetica poco domata e che riesce ad impossessarsi di palpitazioni e cervello, mandando l’intero sistema in pappa.
Siate indulgenti: con voi stesse. Stilate una lista di cose che amate fare, sempre, e fatela il più possibile. Perché questa lista di rituali sarà come una piscina di acqua fresca con biscotti al cioccolato e gelato alla crema nella desolazione del caldo delle 12 giornate che vi separano dal verdetto delle Beta.
E non abbiate paura: vi criticheranno. Mi criticano. Continuano a puntare il dito contro, ma sapete che c’è? Chissenefrega. Siamo delle eroine che lottano per un bene più grande: la nostra famiglia. Il nostro scudo è l’amore di chi ci ama e le nostre armi le preghiere di chi spera con noi che i desideri diventino realtà ad un certo punto.
Continuiamo, avanti arditi – come mi dice mia madre. ( che leggerà questo articolo- ciao mamma- piangerà, mi chiamerà 10 volte, 10 volte le attaccherò nervosa il telefono, lascerà commenti inopportuni e continuerà a comprare abiti per questo nipote che forse sogna più di me e che indugia in quella nuvola sopra di noi – speriamo che i nonni lassù – se c’è un lassù- lo facciano presto scivolare verso di noi, aiutandoci a capire il senso di tutto questo percorso. Perché ecco, di un’altra cosa sono sicura: tutto ad un certo punto trova il senso.)