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STORIE DI VINI | Home

Storia di uno champagne romantico
Dalla nostra Redazione, la nostra Sommelier Gloria Ines Colombo
Avvolta nel suo abito di taffetà nero, seduta allo scrittoio, Louise era completamente assorta a scrivere e non si accorse neanche della cameriera che era entrata nello studio.
“Madame Pommery, il vostro tè”.
Louise fece un rapido cenno con la mano e si appoggiò allo schienale. Dai vetri della finestra poteva vedere il suo riflesso. I capelli neri raccolti, il vestito accollato, nessun gioiello a parte il cameo, regalo di Alexandre, nessuna concessione alle frivolezze parigine. Erano passate molte stagioni da quando era rimasta vedova all’età di 39 anni. Da quel giorno del 1858 si era occupata con dedizione dell’azienda di famiglia.
Rilesse mentalmente le ultime righe.
“Desidero uno champagne il più secco possibile, ma privo di asprezza…che sia morbido, vellutato e armonico…ne curi innanzitutto la finezza”
Sorrise immaginandosi la reazione dello chef de cave che da lì a pochi giorni avrebbe ricevuto la sua lettera.
Era un azzardo e lo sapeva. Fino ad allora lo champagne era stato dolce, dolcissimo, fino a 300 grammi per litro. Rinunciare allo zucchero era un grosso rischio. Lo zucchero aiutava infatti a nascondere i difetti, primo fra tutti l’eccessiva acidità.
Tuttavia Louise era determinata, conosceva molto bene il mercato oltre la Manica. Sapeva che in Inghilterra i gusti si stavano rapidamente evolvendo. Presto il mercato avrebbe richiesto vini più secchi. Era necessario farsi trovare pronti.
Se la vedova per antonomasia è Madame Clicquot Ponsardin, che aveva invaso con le sue bollicine la Russia imperiale, la seconda è certamente Madame Louise Pommery. Con lei nasce lo champagne moderno.
Pommery Nature, Vintage 1874. Il primo champagne “brut” della storia.
Il contenuto di zucchero viene ridotto a 12 grammi per litro.
E per la prima volta la bottiglia indica in etichetta l’anno di vendemmia.
Oggi il gruppo Vranken-Pommery Monopole, con 7160 ettari di vigneti, è il secondo colosso dello Champagne. Lo stile Pommery è rimasto integro nell’etichetta Brut Royal.
Giallo tenue con lampi verdi.
40 cru selezionati dalle vigne della Cote des Blancs e della Montagne de Reims.
Blend di Chardonnay, Pinot Noir e Pinot Meunier.
36 mesi sui lieviti.
Fresco, elegante e delicato, proprio come aveva voluto madame Pommery.
Fiori bianchi e bergamotto. Crosta di pane e minerali.
Vicampo ci ha regalato uno sconto speciale per scoprire Pommery. E per me è stato come reimmergermi nei 12 chilometri di gallerie, le antiche cave di gesso che madame Pommery aveva scelto come cantine per i suoi vini, con i vestiti ancora bagnati dalla pioggia leggera che cadeva silenziosa su Reims.
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