
BRAVE CON LA LINGUA – COME IL LINGUAGGIO DETERMINA LA VITA DELLE DONNE
Dalla nostra redazione, Francesca Laureri
Parlare del femminile è sempre molto difficile, al limite del rischioso. Ci si sbilancia facilmente nella direzione sbagliata, si finisce, senza neanche farci caso, in un turbine di pregiudizi e mondi, sensibilità urtate e vite dilaniate. Ma perché? Questo libro, Brave con la lingua, non prova a dare una spiegazione, ma racconta come il linguaggio ci incastri e spinga le nostre esistenze in una direzione o nell’altra. Lo fa attraverso storie di donne, ma non per parlare alle donne, per parlare a tutti e di tutti, esseri umani che ogni giorno subiscono giudizi.
Il titolo è provocatoriosì, ma anche ironico, che cosa vuol dire essere “brave con la lingua”? Perché non possiamo dirlo a voce alta? Non ha per forza una componente erotica, magari sì, anche, ma prima di tutto viene la parola ed essere brave con la lingua significa farsi capire, accaparrarsi il proprio posto nel mondo, dire chi siamo, a voce alta, prima che decidano gli altri per noi. Questo progetto, edito da Autori Riuniti, èa cura di Giulia Muscatelli(su instagram @nalakoala), che ha intercettato quattordici autrici e ha chiesto loro di scrivere un racconto, partendo dal pregiudizio che più le ha segnate. Ci sono dei cliché? Certo, perché nessuna è immune da etichette castranti che spesso, appunto, sono nient’altro che dei luoghi comuni. La cosa peggiore è che si finisce per crederci. Per annasparci dentro. A chi non è capitato di venire etichettata con “sei troppo fragile” oppure di essere tormentata dalla domanda “ma non ti sposi? E i figli?”, di essere guardata con aria compassionevole per poi sentirsi dire un bel “brava!”. Ma brava perché? Perché vivo? Faccio quello che devo e che voglio? Perché mi muovo nel mondo affrontando amori e dolori come esattamente chiunque altro?
Le parole definiscono, vengono dette spesso con leggerezza e superficialità (o con rabbia, ma questo è un altro paio di maniche) ma hanno un potere enorme e spesso irreversibile: manipolano dall’esterno condizionando all’interno. Giudicare significa chiudere, non prevede un dialogo, un confronto; vuol dire salire su un piedistallo e mettere l’altro in una scatola, solo perché lo abbiamo deciso noi. Questo libro fa riflettere, aiuta a difendersi e a ridefinirsi, partendo da se stessi e dall’importanza che abbiamo, prima di tutto il resto. Le autrici sono quattordici donne, sì, ma questo non è un libro al femminile, questo è un libro, un fluire, un depurare. Le pagine vanno all’indietro, un conto alla rovescia, e per ogni pregiudizio raccontato e chiuso nel racconto viene da pensare che sì, lo abbiamo superato, possiamo metterci una riga sopra e andare avanti. Così fino alla fine. Fino a che non avremo capito definitivamente che le parole hanno un peso e che però abbiamo l’enorme potere di liberarcene e di non praticare più la stessa violenza sugli altri.
Il 25 novembre sarà la giornata mondiale contro la violenza sulle donne, il ricavato dalla vendita di Brave con la lingua – che è uscito la primavera scorsa – va a chi si impegna nella lotta contro questa forma di violenza. Pensiamoci, partiamo da qui, dalle aggressioni verbali che ci feriscono, diciamolo, ammettiamolo, riconosciamolo e raccontiamolo.
Le 14 autrici di Brave con la lingua sono:
Vittoria Baruffaldi
Noemi Cuffia
Romina Falconi
Flavia Fratello
Silvia Greco
Francesca Manfredi
Silvia Pelizzari
Giulia Perona
Chiara Pietta
Domitilla Pirro
Irene Roncoroni
Simonetta Sciandivasci
Simonetta Spissu
Elena Varvello