
Prometto basta promesse
Vorrei parlarvi di Tiziano e della sua esibizione di ieri sera, di quante lacrime ho versato nel guardarlo questa mattina perché ieri sera stavo cucinando un dalh e bevendo un bicchiere di lambrusco, forse due, con un nostro amico. Vorrei parlarvi del fatto che se me lo trovassi davanti credo che piangerei tantissimo, dall’emozione e vorrei proprio dirgli che ha ragione su tutto, che l’Amore è una cosa semplice e dovremmo tutti ricordarcene quando ci credevamo felici con il fiato corto, come scrisse Selvaggia anni fa.
Vorrei parlarvi soprattutto della tiroide,che sembra essere il trend topic dei nostri direct di IG da quando ne ho parlato e lo farò, giuro che lo farò.
Ma prima voglio scrivere forte e chiaro di questo dolore che mi pesa sul cuore e si trasforma in lacrime, adesso ma ogni volta che lo sento. E lo scrivo ora perché è da questa mattina che gira così, più forte di altre mattine.
Stamani è arrivata mia mamma,non la aspettavo. Dovevo pulire casa, avevamo un appuntamento in Lab alle 10, avevo i denti ancora da lavare che forse ho messo troppo aglio dentro il dalh, i capelli da pettinare, la tuta da togliere e B&B da sfamare che sembra sempre mangerebbero un camion facendomi sentire sempre non adeguata nel nutrirli perché per quanto cibo gli do non è mai abbastanza, e fosse per Baku soprattutto dovrei passare la giornata a cuocere lonze con zucca.
Invece è arrivata mia mamma: piena di lacrime, astio e depressione, come sempre. Piena di risentimento nei miei confronti, ma un risentimento che come in ogni persona affetta da bipolarismo fa a botte con la voglia di abbracciarmi.
Piena di bolle di sapone di dolori antichi, nodi al dito mai slegati e voglia di buttare addosso alla sottoscritta tutto questo arco di arance andate a male, che il dolore alla fine sa di questo, di arance andata a male.
Ecco che in me invece inizia a fare capolino ogni volta che la vedo quella voglia di abbracciarla, di rannicchiarmi lì accanto al suo cuore che da troppo tempo non lo posso più fare, da troppo tempo non sento più il profumo di crostata e fragole che mi preparava.
E di nuovo un invece grande come una casa – quella che vorrei che mi intestasse, quella dei ricordi che il mio nonno disse che voleva che ci abitassi io da grande.
Un’onda energetica mi colpisce che manco Dragon Ball avrebbe saputo come respingerla.
Finisce sempre che usciamo dal ring del salotto ammaccate entrambe.Io che non so moderare la sua malattia, lei che non sa arginare anni di terapie sbagliate, di non detti.
Io che voglio scappare lontano da tutto questo e lei che invece mi riveste di “dovresti vergognarti di esistere”.
SBAM, grand smash.
Mi chiedo sempre come una madre può solo pensare certe cose.
A proposito di terapia, sono stata un anno mezzo da uno psicologo. E poi recentemente ho fatto un percorso per imparare a tornare figlia, ma come si fa quando la tua mamma ha bisogno di essere accudita? E io non riesco, fallisco ogni volta perché il risentimento e la rabbia di non poter fare la figlia per davvero mi sconcertano. Da lontano soffro perchè è la mia mamma e la vedo sola in un aeroporto pieno di persone che vogliono approfittarsi della sua debolezza ma io sono impotente, come quelle hostess a cui chiedi un upgrade in business class e ti guardano scorate e ti dicono che anche a loro piacerebbe un giorno viaggiare in business class.
Fa male, dannatamente male perché ogni giorno che passa senza riuscire a risolvere questo cruciverba, mi viene tolto un giorno per abbracciarla.Ma i non detti e i dispetti che ci sono in mezzo a tutto questo mi allontanano da lei come la nave di Schettino, la Costa Concordia. Sempre vicino al porto, corazzata ma sempre più a fondo, sempre più un rottame. Ecco quella nave sono io, ma temo il momento in cui vedrò il tramonto di mia madre perché non riesco…Non ci riesco proprio a rannicchiarmi in quell’angolo di braccia che tanto mi ha tenuto quando ero una nana succhia latte- che se solo avessi saputo allora dell’esistenza del latte di avena.
La verità è che non ci sarà mai una oggettiva verità. Rimarrà il dolore di non averci capite, il tempo senza tenersi le mani sarà un freeze eterno – altro che Eva Robbins e il GF di quest’anno. E so già che quando dovrò piangere per davvero la sua assenza, sarò travolta da una slavina di sensi di colpa, nei quali sono campionessa mondiale di autopunizioni.
E allora si, forse potrò dire che la depressione è genetica, perché se una mamma soffre di depressione, la figlia si sentirà sempre non abbastanza: per salvarla, per guarirla, per portarla in braccio lontano da tutto questo.
E finché ho la ragione che parla al cuore, so tenere tutto in aria come un giocoliere bravissimo, ma quando poi la ragione cadrà sotto il peso degli anni e delle mie tette che gravitazionalmente raggiungeranno il minimo storico, lì il mio cuore avrà la meglio e saranno cavoli amari, che sarà difficile fare arrosto con il miele alla sera, insieme a un bicchiere di vino rosso.
La mia tiroide. Buffo, non ricordo chi qualcuno comunque me lo ha detto la tiroide rappresenta il legame con il materno.
La mia odissea comincia nel 2017, quando dopo essere stati obbligati a procedere con un aborto terapeutico al 4 mese- come sono diventata disinvolta a scrivere nero su bianco il più grande dolore della mia vita – la mia tiroide fa un salto raggiungendo il picco di 4,7.
( i valori normali dovrebbero essere entro 0.7)
Si parte allora: consulti specialistici da 250 euro cad oltre iva, per non contare i vari noleggi enjoy, i taxi e le medicine.Il tempo speso a cercare cure alternative. Tutte le volte in cui mi sono scordata l’eutirox.Tutte le volte che ho pregato il farmacista di spacciarmi come nei peggiori bar di caracas questa dannata scatola senza prescrizione medica.
Nel mentre vado avanti con i transfer delle blasto congelate:1, 2,3,4,5,6.Finisco le blasto e le scorte mondiali di progesterone che mi inietto in una pancia ormai blu e esausta dai trattamenti. Ogni volta, l’unica costante è la tachicardia a mille che mi viene verso il 6° giorno post transfer.Ormoni, su ormoni. Su ormoni e su ormoni.Una nuova stimolazione, dove presumibilmente sbagliano protocollo. Un esaurimento nervoso e il crollo al telefono con mia zia che forse mossa a compassione mi sgancia il numero della esperta giga milanese della tiroide.
La raggiungo il 16 dicembre, spero in un regalo di natale anticipato e nella soluzione ad ogni mio male.Mi viene tolto l’eutirox, mi viene dato un integratore di iodio. Mi viene consigliato di mangiare sale iodato e allora ogni merenda è a base di pane e olio e sale.
Mi sento bene. Passo un buon Natale – forse uno dei più belli della mia vita nonostante mia madre non ci fosse e Aria se ci fosse stata avrebbe avuto due anni, l’età giusta per raccontarle di Babbo Natale – decoriamo la casa, respiriamo ogni angolo di questo nido fatto dalla nostra famiglia umana e pelosa, e soprattutto mi compiaccio dei tre alberi di Natale fatti e di ogni angolo decorato perfettamente che Martha Stewart se lo avesse visto avrebbe avuto una crisi di nervi.
Andiamo a NY: io e il mio amore, in luna di miele.La neve, la nostra nuova york, le camminate. Tutto perfetto. Torniamo e come da copione esami del sangue: bisogna ricominciare a partire con una nuova stimolazione perché io non mi arrendo no anzi tengo botta finché sarà possibile.
Uno stop: la mia tiroide impazzita. Siamo a quasi 8. Non va bene. Alt totale. Il mio trittico di dottori si ferma e decreta che a questo punto si ricomincia ma con il tiche senza lattosio e via tutti i cavoli, la soia, i broccoli, il latte di mandorla, gli spinaci.
Paradossalmente i giorni successivi sto male. Ma male male. Odio star male. Odio essere esausta, ma di base è quello che sono.
un palloncino sgonfio.
Vago per casa con i capelli in stato assurdo. Sudo ed ho un odore sgradevole, come di cipolla stufata.
Ho bisogno di dormire, non riesco a concentrarmi e le palpitazioni mi inchiodano.
Mi fermo. Il mio corpo è sempre stato il mio massimo alleato. Vi basti sapere che non sono nemmeno mai stata stitica. E questo è davvero tanto secondo me.
Mi fermo e decido di CAPIRE. Decido di concentrarmi su ciò che mi fa bene: brodo di pollo, poco zuccheri, pochi carboidrati, tanta verdura, pochissimo caffè, pochissimo vino, niente pane e niente pain au chocolat.
Decido di ascoltarmi: se ho sonno alle 12, mangio e vado a dormire. Chissenefrega se devo rispondere a 10 mail. Mi fermo e dormo. Quando mi sveglio mi prendo il mio tè deteinato alla vaniglia con il miele e rispondo alle mail che riesco, ile sto lo farò domani.
Faccio una cosa alla volta: se passo il battitappeto, passo solo quello, senza sistemare con la mano libera le coperte in giro o le tazze che dissemino per tutta casa. Se guardo la tv, guardo solo quella senza guardare internet . Mi preoccupo per me: faccio bagni caldi con bicarbonato e sale di epsom.
Piango tanto, perché uno degli svantaggi della tiroide sono gli ormoni che ballano a un ritmo loro, facendoti sentire completamente inutile. E sono lacrime.
Mi regalo piccole cose, anche se dovremmo risparmiare. Però una nuova crema mi fa stare bene.
Accendo il camino e lo guardo, aspetto. Esco con B&B e non faccio nel mentre dieci chiamate, esco con loro e metto la faccia al sole, così mi prendo un po’ di vitamina D.
Sogno, tanto: mi immagino Aria lassù, programmo traslochi a New York, mi segno ricette da fare.Litigo con il mio vicino che disturba il mio diritto alla quiete con la sua cazzo di musica tecno e i suoi 25 anni impertinenti. Non rispondo più alle mail dopo le 20.
Come sto?Sto in equilibrio. Sto che forse vorrei gridare a tutti di ascoltarci un po ‘ di più.Di fare un po’ di più ciò che fa stare bene noi. Ciò che ci rende noi. Cosa ci rende noi per davvero?Cosa ci piace?
A me piace stare con il mi gitano, a fare nulla, raccontandoci del più e del meno seduti sul divano, come canta Vasco, come nelle favole.
Mi piace andare al vivaio a comprare le piante.
Mi piace il profumo di tuberosa.
Mi piace fare shopping online.
Mi piace seguire le mille idee che ogni giorno il mio cervello sforna come croccanti madeleienes.
Mi piace la vaniglia.E bere il cappuccio appena sveglia.
Mi piacciono le mie diecimila tazze abbandonate per casa, come fossi Pollicino.
Mi piace difendere chi subisce una ingiustizia.
Mi piace il brodo di pollo.
Mi piace accendere le candele.
Mi piace condividere su Fb le notizie più sceme.
Mi piace mangiare giapponese.
Mi piace aver voglia di qualcosa.
Mi piacciono i tulipani.
Mi piace stare sdraiata sul pavimento a coccolare B&B.
Mi piace cantare a Baku in playback almeno tu nell’universo.
Mi piace sapere che c’è il mio papà.
Mi piace dormire prima del mio gitano così quando viene a letto lui si addormenta abbracciato a me e mi dice ti amo ogni sera e pensa che io dormo ma non dormo e prendo il suo ti amo come un miracolo. Credevo di essere difficile da amare fino a quando lui è arrivato e mi ha dimostrato il contrario.
Mi piace Halloween.
Ho voglia di mare, focaccia e vino bianco e mi piace aver voglia.
Cosa rende noi, NOI. Forse è qui la chiave.