un tè pieno di miele

This crazy little thing called Life.

Sto sentendo e leggendo attacchi minati e sparsi alla positività in questi giorni.
Giusto perché appunto non abbiamo abbastanza di bollettini di guerra di giornali che trasmettono numeri di morti per l’ennesima epidemia, o soprusi sugli animali e sui più deboli, o ingiustizie perpetuate nei confronti di chi è senza difesa.

Una delle cose che mi dicono sempre è che sono una persona positiva.
Ma cosa vuol dire essere positiva?

Viviamo in questo meraviglioso anno domini duemila, in cui la vita pubblica è confusa labilmente in quella privata come un perfetto acquarello ben mesciato. In cui tutti sanno sapere tutto, la tuttologia è la nuova forma di non rispetto dilagante.
Quindi ci sta: la faccio facile io. Che ho une bella casa, un compagno stra bono e che fa delle foto paura, e due cani meravigliosi : per non contare “tutte le cose gratis” che sicuramente ricevo.

Questa è l’apparenza: non mi sono mai raccontata diversa da come sono e chi ci segue da un po’ lo sa.Chi invece si ferma alla superficie riassume il tutto così, abilmente e distrattamente, frutto di qualche tacito accordo con il proprio ego, per giustificare mancanze a volte o per sublimarsi del master – appunto- in tuttologia.

In quattro righe vi faccio un quadro verosimile di ciò che mi appartiene in quanto mio passato, ed io amo essere carica di bagagli, per cui ogni dolore lo tengo stretto perché solo così saprò come affrontare le emozioni che come delle onde lunghe prima o poi arrivano sempre. Solo così potrò avere i capelli come Pamela Anderson e rubare il titolo come miglior surfista a Kelly Slater.

(Sia chiaro: non voglio essere compatita, ma voglio parlarvi di positività. anzi di POSITIVITA’, ma sapete che sono un po’ logorroica e mi piace circumnavigare con giri immensi il concetto)

I miei si sono separati che avevo tre anni. Divorziati che ne avevo 11. In mezzo ci sono stati dispetti, ripicche, solitudini e lacrime. E un matrimonio di mio padre avvenuto in gran segreto- quanto meno da me, io non ero stata invitata, mentre tutti gli altri si. In mezzo c’è stata una alice naive e bullizzata dai compagni, ma anche forte e coraggiosa da proteggere i più deboli. In mezzo ci sono stati amori sbagliati – oh beata gioventù quando confondi battiti di cuore un po’ più forti con amori unici. Ma chiaro, sei nel mezzo e non discerni. In mezzo c’è stata una mamma che si è ammalata di depressione, aggravata da bipolarismo. Ci sono stati ricoveri, urla, non comprensioni. Una laurea sudata ma rovinata da giochi di potere genitoriali – *se c’è papà nella dedica non rivolgermi più la parola* style . Ci sono stati traslochi, c’è stata una grande umiliazione subita da un vecchio drago cattivo. Ci sono stati lavori e soprusi, c’è stata la perdita della nostra meravigliosa bambina e c’è il dolore perpetuo che la Perpetua mi spiccia casa di non riuscire a trasformare in casa il mio utero, e non riuscire a donare all’uomo che amo un bambino. C’è la sempre paura di essere abbandonata, lasciata indietro. C’è la mia fottuta ansia di separazione con la quale lotto ogni giorno. C’è la mia cazzo di empatia che non mi permette di smettere di pensare. Ho un prestito in banca che sto ancora pagando per una casa che non è più mia.

C’è stata però tanta GIOIA. C’è stato tanto amore. C’è tanto amore. Non è scritto da nessuna parte che se non si viene amati come desideriamo, non si è davvero amati. Prendi mio padre ad esempio: lui mi ama, a suo modo, distrattamente ma so che c’è. Mia mamma seppure ho sempre il terrore di non essere abbastanza per lei, e di essere come mi ripete o fa sentire la colpa di tutto ciò che la sta uccidendo, so che mi ama profondamente. Nel suo modo bipolare, ma in fondo non lo siamo tutti un po’?Soprattutto noi dei gemelli ecco, su questo non c’è dubbio.
Ho un uomo di cui essere grata non è abbastanza: la mia roccia. Ho due cani che ho corrotto a furia di croste di pizza, lonze al vapore e trita scelta per cena, ma mi amano come una mamma e io mi sento così, perché loro la maternità me la insegnano.

Oggi stavo ascoltando Jennifer Aniston che a 51 anni diceva che vuole diventare mamma: ecco, io ho pensato: beh, dai allora sono ancora in gioco. Ho ben 11 anni davanti a me di tentativi di fivet e prove di grandi orgasmi per arrivare al touch down, e a quella sottile linea rosa.

LA positività si sceglie. NON  è avere un sorriso sempre stampato. NON è non permettersi di cadere. NON è non rompersi in mille pezzi.

La positività è la prerogativa di pensare che c’è speranza. Che le cose cambiano. Che l’Universo ascolta e se è un po’ distratto, ascolterà. Che siamo già così pieni di abbondanza che se dovessi mettere tutto su una bilancia, i nonostante tutto sarebbero in negativo, mentre la gratitudine sgorgherebbe come un fiume in piena.

Questo mondo, questa classe politica ci vuole tristi. Perché da tristi siamo più manipolabili. Compriamo di più, spendiamo di più e siamo più incazzati.
Se scegliamo invece di pensare sempre che c’è un punto di sutura tra i nostri desideri e la realtà, la gioia sarà la nostra ricompensa.
E non è illusione, ma matematica.

Leggevo qualche giorno fa che nella nostra vita il nostro corpo affronta senza che ce ne accorgiamo vari tumori, ma che con la sua sola forza, si autoguarisce la maggior parte delle volte. Leggevo inoltre che le nostre cellule non riconoscono lo scherzo dalla realtà, per cui se diciamo per scherzo sono così depresso, la depressione si insinua in noi, come un automatismo.
C’è un bellissimo documentario su Netflix che parla dell’effetto placebo. Com’è che il 70% dei pazienti, dati REALI alla mano, guarisce da solo prendendo appunto un placebo invece che il farmaco?
LA nostra mente ragazzi. LA nostra mente è il punto e la chiave di svolta per scegliere una vita che ci piace.

cadete in mille pezzi. Piangete. Disperatevi. Lasciate anche che passino settimane senza alzarvi dal letto. MA non perdete mai la prerogativa di pensare che se ora va così, domani sarà diverso.

Affrontiamo le nostre emozioni con la stessa tenacia con cui ci mettiamo in coda davanti alla Apple per comprare il nuovo Iphone. Lasciamo che anche i dolori più grandi ci inondino ma poi invitiamoli ad uscire.
Una mia amica olandese anni fa mi disse una frase molto buffa che ancora mi fa ridere. Sai quando fai la cacca?Ecco, mica stai a guardare la cacca. Tiri l’acqua e vai oltre. Così, con ciò che ci fa male. Tiriamo l’acqua. Se proprio è una cacca apocalittica che merita che il nostro sguardo si soffermi di più, lasciamo che si soffermi ma poi prendiamo lo scopino e puliamo il gabinetto.

Poi sapete che c’è?
Un giorno nemmeno troppo lontano perché questi attimi corrono impazziti come Furia cavallo del west, non ci saremo più. Non ci sarà più la vita come la conosciamo. Non ci sarà più la mia mamma, non ci sarà più il mio papà. Non ci sarà più il mio ale e non ci saranno più B&B. E non ci sarò più io.
Vale la pena lasciare che i pensieri negativi ci tolgano solo anche un secondo di felicità con queste anime che sono la nostra vera ricchezza?

No.Assolutamente no.
Stringiamoci di più, vogliamoci più bene. Ricordiamoci. E permettiamoci il lusso enorme di scegliere la positività come prerogativa.

Promesso?

Do you really care if internet doesn’t like you today if your mind is sad?

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