
Andrà tutto bene.
ciao mi chiamo Alice, bevo un cappuccio e tre tè al giorno, lascio le tazze sparse per casa come fossi Pollicino, sono eternamente stanca e perennemente in movimento, coltivo aglio sul balcone e soffro di acquisto compulsivo su amazon.
Questi sono giorni strani. Sentivo il 1° gennaio che non sarebbe stato un anno facile. Quelle cose che si sentono solo in pancia, a un certo punto. Questa sensazione è stata poi amplificata da due lutti che ci hanno colpito proprio nelle prime settimane dell’anno, per poi proseguire con questo virus che non so nemmeno perché è stato chiamato corona.
Di certo non è buono come la birra corona e di sicuro non è elegante come la corona della regina Elisabetta.
Siamo nel pieno della zona gialla- anche se sono abbastanza certa che avrebbero dichiarato rossa se non fosse che dichiarare rossa Milano avrebbe conseguenze davvero giga, che altro che i giga che ti regala la vodafone.
Tutto è fermo.
Tutto è calmo.
Le polveri sottili si sono ridotte più del 50%.
Gli ospedali implodono, i ristoranti sono vuoti. I telefoni squillano poco, gli eventi sono stati cancellati.
Stiamo in casa, c’è silenzio.
Ci stringiamo di più. Penso all’eventualità: se dovesse accadere che questo virus trovi rifugio nel mio corpo, chi si prenderà cura dei miei amori mentre sono in ospedale?
I pensieri devono essere positivi però non puoi smettere di pensare al ” e se” / fattore eventualità.
Dicono sia solo una influenza ma non credo sia così: credo ci sia qualcosa che non ci venga detto, che forse sfugge agli stessi ricercatori.
Sono sempre stata una sovversiva temeraria: ma questa volta mis sento di seguire pedissequamente ciò che ci viene richiesto di fare.
E’ uno stato di emergenza e abbiamo il DOVERE di proteggere chi amiamo, i nostri vicini, perfetti sconosciuti che fanno parte di questa nostra comunità.Quindi ben vengano gli inviti a stare a casa e i divieti agli eventi.
E’ giusto così.
Ci viene richiesto di essere obbedienti. Ma non per un mero esercizio di potere svolto da qualcuno più in su di noi. Ci viene chiesto di essere obbedienti per salvarci.
Qualcuno riderà, penserà che le mie parole sono eccessive.
Ci viene detto che questo virus non è mortale. Eppure sono morti. Qualcuno di abbastanza scemo ha detto: “è morto chi aveva già un piede nella fossa”.
Non è vero. E comunque se questo qualcuno fosse stato vostro padre, quei giorni in più che il corona virus gli ha tolto non sarebbero stati ORO per voi che lo amavate?
Si, chiaro.
Quindi si tratta di salvarci. Concordate?
Non vi basta questa come spiegazione?Facciamo due conti.
Secondo il database di Istat sulle cause iniziali di morte (ossia su quelle malattie che hanno condotto al decesso), nel 2017 i morti per influenza sono stati 663, il doppio dei 316 registrati nell’anno precedente. Nel 2015 i decessi sono stati 675 e 272 nel 2014. Tra il 2007 e il 2013 i morti per influenza sono stati rispettivamente: 411, 456, 615, 267, 510, 458 e 417.
Tra il 2007 e il 2017 (ultimo anno su cui abbiamo i dati), l’influenza è stata la causa iniziale di morte per un totale di 5.060 decessi, una media di 460 l’anno.
Ad oggi, da quando il corona virus è stato registrato – quindi da inizio febbraio a fine febbraio i morti sono stati 148. In un mese. Che in un anno fanno 1776 decessi.
Però non sono qui per diffondere panico. Sono qui affinché voi sappiate che andrà tutto bene, e andrà bene perché dobbiamo fare uno forzo collettivo di conoscenza e coscienza.
Perché da questi dati dobbiamo pensare a ciò che ciascuno di noi deve fare.
Sono qui per dirvi che siamo sempre stati iper produttivi. Che la noia non era contemplata. Che le ansie le abbiamo lasciate vincere sulla stanchezza. Che non ci siamo mai fermati.Che non abbiamo mai pensato all’impatto che ogni nostra singola azione ha su ciò che ci circonda.
Ed ora è arrivato il momento.
Il momento di proteggere.
Il momento di accorgerci quanta fortuna abbiamo ad essere nati qui, in un momento storico i cui i medici sono angeli e c’è un legge che governa il caos impedendogli di vincere.
Il momento di pensare e riflettere.
Il momento di creare perché questo virus ci obbligherà a leggere, pensare, sforzarci.LA creatività ricomincerà a ingranare.
Ci riposeremo.
Impareremo di nuovo ad ascoltare la pioggia che cade.
Impareremo di nuovo a capire che un metro di distanza è lo spazio che ciascuno di noi merita di avere: quando siamo in coda alla posta, quando siamo in macchina e quando siamo in fila alle casse del supermercato.
I tempi sono dilatati e il sonno assume un altro ritmo.
Ci accorgiamo che nessuno è invincibile, tanto meno noi. E per vincere invece abbiamo bisogno della collettività: che ciascuno faccia lo sforzo di capire che è giusto adesso smettere di creare false notizie e falsi allarmismi quanto piuttosto persegua l’obbiettivo di tutelare chi amiamo.
Essere cool adesso non è entrare in diniego di ciò che è. Quanto piuttosto pensare nuovi modi creativi per investire questo nuovo tempo.
Yoga in casa, passeggiate più lunghe, libri. Tanto tè con miele. Parlare con chi amiamo. Raccontarci.
Mai come ora la vita è cosi fragile e così forte da urlare di voler essere tutelata.
Questo virus è una condanna solo se lo rendiamo tale. Piuttosto non smettiamo di pensare che andrà tutto bene ed alla fine di questo viaggio avremo imparato nuove cose: gli essenziali che per troppo tempo abbiamo trascurato.
Una delle lamentele più effettive è che manca tempo. Adesso il tempo non manca, perché forse siamo stati così fortunati da avere un corpo che ha reagito con i nostri anticorpi. Proteggendoci.
Amiamo, quindi. Amiamoci e amiamo chi scegliamo dia vere nelle nostra vita.
Coltiviamo piante, leggiamo libri, guardiamo serie tv e prendiamoci tempo. Quel tempo che chiedevamo come regalo.
Accorgiamoci che il vero dono, la meraviglia, è avere qualcosa in cui sperare, ogni giorno. E’ avere un mondo che ci accoglie e protegge. Una casa che ci custodisce. Affetti veri che si preoccupano per noi.
Do you really care if today internet doesn’t like you today if CoronaVirus is spreading over us?