
Prendersi cura: primo trimestre
Non so da dove partire nel raccontare i 9 mesi più straordinari, più paurosi, più ansiosi, più destabilizzanti ma al tempo stesso infinitamente magici della mia vita.
Forse posso partire dal dire che da come me li immaginavo, sono stati completamente diversi.
Hanno ribaltato le mie certezze, hanno sfidato i miei limiti, hanno enfatizzato le mie ansie e più di tutto hanno sconvolto equilibri solidi di coppia, di famiglia. Costruendone di nuovi, non senza dolori, lacrime e perplessità.
9 mesi di attese, in cui la mia necessità di controllo è stata messa all’angolo dall’imprevedibilità di qualcosa che dipendeva esclusivamente dal Destino, dalla magia della creazione. In cui ho dovuto riporre ogni fede nel mio corpo.
In cui ho scritto chat ridicole alle mie amiche più care e al mio ginecologo, in cui persino un rumore più forte mi destabilizzava facendomi chiedere: andrà tutto bene?Le avrò fatto male?
Tutto è partito dopo ferragosto 2020, da un esame del sangue e le Beta finalmente positive. Ci credo?Ci arroghiamo il lusso di crederci per davvero?
Noi mamme – e papà- Fivet siamo sempre dubbiosi, pieni di paure e con il bisogno costante di conferme e supporti, perchè il percorso da cui veniamo non è facile, bensì tortuoso e pieno di interrogativi che raramente se ne vanno.
Allora parto dal primo trimestre: quello in cui fatichi ancora a credere sia vero, quando ogni buca sul pavè è un’ansia e vomiti come Voldermort in preda a un incantesimo di Silente.
Cosa ho fatto?
Mi sono armata: di persone a me vicine che davvero potessero capire fino in fondo ciò che provavo. Che potessero aiutarmi a costruire muri intorno a questo momento unico e speciale. Perchè la gente sa essere cattiva e mai come nei primi tre mesi invece avevo bisogno di aiuto nell’aiutarmi a proteggere la mia bambina da tutte le ansie.
Ho trovato una meravigliosa psicoterapeuta – Isabella *- specializzata proprio in mamme la cui cicogna perde la bussola. Ho fatto 3 sedute a settimana con la mia insegnante di bio energetica. Ho meditato, tanto.
E poi: ho dormito. Ho seguito per davvero il mio corpo.E assecondato anche la mia mente che si trovava a fare i conti con paure e ansie di prestazione.
Mi sono presa cura delle mie paure: le ho accolte, coccolate, guardate.Non le ho più respinte.
Ho pregato: tantissimo.Ho fatto un account Instagram segreto con cui seguo solo cose buffe, o account i di cagnoni. Ho smesso di guardare il tg: mi facevo bastare una volta al giorno il corriere della sera, e senza abbonamento così vedevo solo i titoli.
La Natura protegge la vita, così ho cercato di farmi accogliere dalla Natura, ma senza strafare.
Ho smesso di giustificare atteggiamenti poco gentili verso di me, e ho imparato a tagliare fuori chi si divertiva a trattarmi in maniera poco gentile.
Alle prime avvisaglie di gravidanza c’è stato chi – nonostante sapessi tutto ciò che stavamo passando- mi disse: non sarai mica incinta, sei troppo vecchia.
Mi sono chiaramente imbottita di progesterone, ma fa parte del gioco. Sono andata al PS ogni volta che avevo dubbi e perplessità: sono mamma da prima di avere in braccio la mia Luce. E’ una vita che la aspetto, le mie paure sono proporzionali alla voglia di averla qui, con noi, accanto a noi.
Dopo ben 8 tentativi di fecondazione in vitro credo di essere stata legittimata ad ogni sbalzo, ad ogni paura. E chi non lo capisce è perchè non ci è passato.
Non per tutti la gravidanza è qualcosa di semplice. Non tutte sono “mamme gatto” che figliano e figliano senza problemi, condividendo sui social con leggerezza avanzamenti di pancione e corredini all’ultimo grido.
Noi abbiamo camminato su sentieri arsi e brullosi. Siamo caduti più e più volte. Abbiamo perso le speranze: mi ero praticamente arresa prima di queste ultime beta. Ero venuta a patti con l’idea che forse mamma non lo sarei mai stata.
Quindi si: mi sono auto legittimata a prendermi cura di queste paure e di queste preoccupazioni. E non importa se a non capirle ci si sono messi anche famigliari e amici. Non importa se ho dovuto lottare per spiegare e proteggere. Se ho obbligato il gitano a non prendere alcuna buca in macchina. Se sono diventata l’incubo di tutti gli Uber che circolano a Milano.
Da subito decisi: niente chimici. Niente smalto, niente tinta per capelli, anche niente hennè. Niente. Niente ricette troppo elaborate – tra la paura di stare troppo in piedi e la nausea fortissima dei primi tre mesi, era davvero troppo dedicarmi con passione a qualcosa come la cucina.
Tutti i miei sforzi, tutto l’amore, tutta la concentrazione e le energie sono andate per Lei.
Non mi hanno capita: persone che credevo volessero bene hanno trovato pretesti per attaccarmi. Mi è stato detto: mi auguro che dopo tu ti faccia chiudere le tube. Mi è stato detto che non sarò una brava mamma perchè poco pratica.
La gente sa essere cattiva, e quando ti trovi sotto un fuoco amico, ancora di più.
La gente non sa, perchè per sapere la gente deve passare attraverso il dolore. Per capire, per empatizzare.
Nel primo trimestre ho scoperto di non tollerare più il pesce. Di adorare la Coca Cola- unica cosa che mi faceva passare la nausea con buona pace del mio dottore – e di aver bisogno – letteralmente bisogno – della carne – di uno di quegli hamburger giganti una volta a settimana per intenderci.
Ho scoperto che il mio corpo è più forte della mia mente, e la mia anima può sovrastare entrambi, affinché io possa raggiungere quell’idea di felicità che tanto ho cullato.
Ho scoperto che c’è chi ha la strada spianata e chi invece – come me- deve sempre pagare un prezzo alla felicità.Prezzo che sono ben contenta di pagare per la mia piccina: ho le spalle grosse, posso farcela.
E poi il corpo che cambia lentamente: la pancia che arriva, la necessità di dormire di più.
Giornate in cui mi sentivo molto incinta e altre per niente, restando in ascolto di qualsiasi sintomo arrivasse dal mio corpo.
E le perdite, gialle, rosse marroni. Le foto delle mutandine con le perdite al ginecologo. Il distacco di placenta.
Il riposo dei sensi: la femminilità in crisi. La paura della perdita: perchè non hai paura di perdere solo il tuo bimbo. Hai paura di perdere il tuo compagno, la tua quotidianità.
nessuno ti parla di quanto sconvolgente può essere tutto questo. Nessuno ti dice che devi essere davvero forte, se la maternità la vuoi vivere con orgoglio e consapevolezza: perchè sicuramente c’è un altro modo di vivere la maternità, ma io ho scelto di andare fino in fondo ad ogni emozione. Ad ogni virgola, ad ogni attesa.
e fa male perchè è ribaltarti per diventare nido. E’ essere pronti a mettere tutto in discussione. A tagliare rami secchi, a proteggere. A lasciarsi andare anche a qualche isteria, a qualche superstizione.
Quindi si: PRENDERSI CURA DELLE PROPRIE PAURE.
Tutto ciò che mi viene da dire in questa fase, per riassumere il primo trimestre.
CONSIGLI:
1. So che la tentazione è forte, ma non andate a guardare su internet. Per alcun motivo non vi perdete in siti e forum che vi fanno solo aumentare le ansie e hanno poco di vero.
2.fatevi accompagnare. Non fate tutto da sole. E’ normale avere paura. E’ normale avere le ansie.
Io mi sono rivolta a Isabella Robbiani – psicoterapeuta specializzata in mamme e fivet – e a Domiziana – una donna immensa e meravigliosa che cura con la bio energetica. E’ il vostro momento: mentre voi crescete la vita, fate si che le persone si prendano cura di voi.
3.Seguite i ritmi del vostro corpo, state in ascolto. Dormite, regalatevi quel maglione che vi piace, mangiate quei 300 gr di pasta che bramate. Non tiratevi indietro dai vostri desideri.